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Inclusione
Prima di tutto viene l’arte

La mostra“Touchdown”, con e su persone con sindrome di Down è stata sviluppata da Touchdown 21 in collaborazione con la Bundeskunsthalle di Bonn ed esposta in tutta la Germania. In foto, nel 2018 al Zentrum Paul Klee.
La mostra Touchdown, con e su persone con sindrome di Down è stata sviluppata da Touchdown 21 in collaborazione con la Bundeskunsthalle di Bonn ed esposta in tutta la Germania. In foto, nel 2018 al Zentrum Paul Klee. | Foto (dettaglio): © picture alliance/KEYSTONE/CHRISTIAN MERZ

Artiste e artisti con disabilità intellettive dovrebbero avere le stesse possibilità degli altri, ma non sempre è così. Katja de Bragança, dell’Istituto partecipativo di ricerca Touchdown 21, illustra le opportunità per artist* con disabilità in Germania.

Di Eleonore von Bothmer

Signora de Bragança, con il Suo Istituto Touchdown 21 Lei si impegna a permettere ad artiste e artisti con sindrome di Down di partecipare alla cultura. Secondo Lei, qual è la loro situazione in Germania?

La vita dell’artista non è facile in generale e ovviamente, per chi ha una disabilità, le difficoltà sono ancora maggiori. Intanto esiste un problema di accesso alle Accademie di belle arti, in quanto occorre il diploma di maturità, che spesso non riesce ad ottenere chi presenta una disabilità cognitiva. Riuscire a vivere della propria arte, poi, è difficile e una disabilità rende più complesso lavorare in maniera creativa, ma in Germania esistono anche ottime iniziative di sostegno in questo senso, benché siano ancora troppo poche, purtroppo. E infine conta molto l’ambiente familiare, nel senso che non tutti i genitori rispondono con entusiasmo al desiderio di un figlio o una figlia che aspira a diventare artista, a prescindere da eventuali disabilità.

Locandina della mostra “Touchdown” presso la Bundeskunsthalle di Bonn.  La mostra con e su persone con sindrome di Down è stata sviluppata da Touchdown 21 in collaborazione con la Bundeskunsthalle di Bonn e presentata in tutta la Germania. Locandina della mostra Touchdown presso la Bundeskunsthalle di Bonn. La mostra con e su persone con sindrome di Down è stata sviluppata da Touchdown 21 in collaborazione con la Bundeskunsthalle di Bonn e presentata in tutta la Germania. | Foto: © Bundeskunsthalle Bonn Se artiste o artisti con disabilità falliscono nell’intento, quindi, la responsabilità non è solo della società, ma anche delle relative famiglie?

Diciamo che è maggiore il loro grado di dipendenza, anche dalle proprie famiglie, e che spesso, anche al giorno d’oggi, non sono direttamente le persone con disabilità a prendere le decisioni importanti.

Cosa distingue l’arte di artist* con disabilità da quella di persone senza disabilità?

Assolutamente nulla! Un’opera d’arte è tale di per sé, il fatto che possa essere stata creata da una persona diversamente abile, magari in condizioni diverse, non dovrebbe avere alcuna rilevanza. Ciò che conta, in primo luogo, è l’arte, ed è su questo che dovrebbe e vorrebbe essere giudicata la persona che l’ha creata, esattamente come ogni artista.

Che opportunità hanno di esporre i propri lavori?

Per molto tempo, l’arte delle persone con disabilità è stata etichettata come “outsider art” o “art brut” e, come tale, ha avuto accesso limitato ai musei. Fortunatamente, da qualche anno le cose stanno cambiando e oggi anche le maggiori istituzioni organizzano mostre collettive che includono opere di artiste e artisti con disabilità, senza esplicite differenziazioni. Sono eventi ancora piuttosto sporadici, che però indicano un orientamento positivo, e anche qui contano le opportunità di accesso: ad esempio, la persona in questione ha la fortuna di lavorare in un atelier che cerca attivamente la cooperazione con i musei?

Come si potrebbe incrementare l’inclusione nell’arte?

Per artiste e artisti con disabilità sussistono ostacoli strutturali che gli altri non hanno. Ho già menzionato i requisiti di ammissione per le Accademie di belle arti, ma anche il denaro ha il suo peso: l’artista con disabilità ha bisogno non solo di materiale e di un posto per lavorare come gli altri, ma eventualmente anche di un accompagno e all’occorrenza di un’assistenza nel quotidiano e nell’attività artistica. Sarebbe anche utile sovvenzionare la loro partecipazione ai concorsi, visto che la maggior parte delle persone con disabilità riceve un salario da officina di circa 200 euro mensili, a prescindere dal fatto che lavori a opere d’arte o si occupi di selezionare viti e bulloni.

Quali altre possibilità esisterebbero?

Per esperienza posso affermare che l’inclusione funziona al meglio quando si lavora insieme a un tema, per esempio nell’ambito di una residenza artistica, ma se la persona – come spesso capita – non ha mai lasciato la casa dei genitori per via della propria disabilità, di fatto non riesce a partecipare. È da qui che dovremmo iniziare per dare a tutti le stesse opportunità.
Il premio artistico europeo Euward European si propone come forum di pittura e grafica di artist* con disabilità intellettuali. Nel 2018 il primo premio è andato alla “Athos Landkarte”, cartina disegnata a mano dall’artista Michael Golz Il premio artistico europeo Euward European si propone come forum di pittura e grafica di artist* con disabilità intellettuali. Nel 2018 il primo premio è andato alla “Athos Landkarte”, cartina disegnata a mano dall’artista Michael Golz | Foto (dettaglio): © picture alliance / dpa / Ursula Düren E a livello umano?

Oltre al sostegno logistico, c’è bisogno di supporto personale, incoraggiamento, empowerment. Direi un 80% di supporto logistico e un 20% di incoraggiamento, ma anche in questo caso conta pure la fortuna: bisogna incontrare le persone giuste. Essere incoraggiati nelle proprie visioni fa bene a tutti.

Come sostiene queste persone creative Touchdown 21?

Le artiste e gli artisti del nostro gruppo con sindrome di Down beneficiano, per esempio, di laboratori di scrittura attraverso i quali possono descrivere i propri processi creativi e spiegare la propria arte. Noi poi facciamo rete, stabilendo contatti con altre creativi, anche all’estero. L’arte è un mezzo perfetto per entrare in dialogo, ma tutto ciò richiede networking, organizzazione, logistica. E denaro.

È più facile in Germania che in altri Paesi?

La Germania è estremamente satura e regolamentata a tutti i livelli, in altri Paesi c’è spesso una maggiore libertà, la gente – e non solo gli artisti – usa ciò che ha e poi fa, e basta. Lo trovo molto stimolante. In Ucraina, per esempio, non potendo affrontare la spesa delle tele, artiste e artisti si sono arrangiati con tappeti dismessi. La mancanza può essere fonte di creatività e il messaggio importante è che nulla è impossibile, si può riuscire a fare qualsiasi cosa, se lo si vuole davvero. L’importante è avere una visione.

Cosa Le piace del Suo lavoro?

Quando la diversità conquista uno spazio, lo vedo come un arricchimento per il mondo e mi piace farne parte. Il mondo è come un giardino: la bellezza viene dalla varietà. Nel mio lavoro constato sempre che le cose richiedono tempo; per tutto ci vuole tempo, ed è giusto così. Ogni piccolo passo, ogni movimento conta, non sono sempre necessari grandi stravolgimenti.
Offrire un palcoscenico ad artist* con disabilità: nell’ensemble del teatro d’inclusione “Freie Bühne München” artist* con e senza disabilità, intellettive o fisiche, lavorano fianco a fianco. In foto, le prove di uno spettacolo del 2015. Offrire un palcoscenico ad artist* con disabilità: nell’ensemble del teatro d’inclusione “Freie Bühne München” artist* con e senza disabilità, intellettive o fisiche, lavorano fianco a fianco. In foto, le prove di uno spettacolo del 2015. | Foto (dettaglio): © picture alliance / SZ Photo / Sonja Marzoner

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