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La generazione Z nel cinema
La magia universale della gioventù

“Es war einmal Indianerland” (Once Upon A Time In Indian Country), film sull’avventura del periodo della gioventù, ne stila un ritratto senza legarlo alla generazione Z.
“Es war einmal Indianerland” (Once Upon A Time In Indian Country), film sull’avventura del periodo della gioventù, ne stila un ritratto senza legarlo alla generazione Z. | Foto (particolare): © picture alliance/Camino-film/dpa

Chi sono? Come vivono? Il mondo della pubblicità e dei media ha individuato un nuovo target: la generazione Z, nativa digitale, che sta raggiungendo la maggiore età. Al cinema, però, la vita che rappresentano è (ancora) quella dei millennials.

Di Lucas Barwenczik

Non sono solo i giornalisti, i sociologi o gli esperti di marketing a voler etichettare ogni generazione mediante i valori e gli obiettivi che presenta nel suo complesso: anche il cinema è costantemente alla ricerca di nuove immagini e storie che riflettano la vita reale dei giovani. Se fino a poco tempo fa si parlava soprattutto dei cosiddetti millennials, cioè i nati tra il 1980 e il 1995, ora anche i loro successori si fanno sentire sul mercato del lavoro e quindi nella consapevolezza pubblica, e infatti in questi ultimi anni il cinema di lingua tedesca ha mostrato sempre più interesse per la “generazione Z”, che va dai bambini in età scolare fino ai ragazzi appena ventenni. Ma cos’ha da dire su di loro il cinema ?

Pochi smartphone sullo schermo

Ovviamente non sono ancora molti i registi della generation Z: non è frequente ottenere un incarico di regia per una produzione di un certo calibro in età tanto precoce, e per questo è raro vedere un film realizzato da loro, mentre sono numerosi quelli girati su di loro. E gli attori della generazione Z recitano, ma l’ambientazione scenica è quella delle generazioni X e Y.
 
Secondo gli studi di mercato nella generazione Z si stanno rafforzando le tendenze sociali generali: li si considera particolarmente posati per essere cresciuti durante gli sconvolgimenti della crisi finanziaria e la catastrofe climatica, e abituati al cambiamento, che per loro è la norma anche e soprattutto nell’impiego dei moderni media. E se già i millennials erano visti come nativi digitali con una particolare affinità per la tecnologia, la generazione Z è cresciuta non soltanto con Internet, ma anche in un mondo socialmente interconnesso in cui sembra quasi un controsenso separare lo spazio virtuale da quello fisico.
 
I film sulla generazione Z, però, raramente parlano di questo. In Rückenwind von vorn (Away You Go), dramma sui millennials, gli smartphone e le videochiamate con amici che stanno facendo il giro del mondo servono a dare una prospettiva globale, mentre di questi veri e propri computerini spesso tanto demonizzati, in effetti, c’è raramente traccia in drammi adolescenziali come il poetico Luft (Air) di Anatol Schuster o Es war einmal Indianerland (Once Upon A Time In Indian Country) di İlker Çatak, e ne fanno a meno anche l’inquietante coming-of-age di una sirena Blue My Mind di Lisa Brühlman o l’avventura a cavallo Hördur – Zwischen Welten di Ekrem Ergün. La gioventù viene più descritta come uno stadio della vita che non inserita in una specifica epoca, quasi come se sul grande schermo la tecnologia potesse essere fonte di disturbo rispetto a quell’esperienza magica che è l’adolescenza. E se emerge l’argomento Internet, allora dev’essere il tema centrale, come nel film per la tv sul cyberbullismo Homevideo. La rappresentazione del mondo digitale come elemento quotidiano, nel cinema, resta un’eccezione.
 
Questa sorta di vuoto è interessante: ci si può chiedere se vada attribuito al fatto che il cinema sia un mezzo espressivo ormai antiquato e non più in grado di rappresentare il mondo esperienziale frammentato di una giovane generazione. Sembrerebbe di no, visto che da tutto il mondo arriva prova del contrario. Si tratta piuttosto di una scelta consapevole e di ordine estetico: i registi portano sul grande schermo la propria esperienza giovanile, vissuta senza smartphone, andando forse a toccare un nervo scoperto, visto che alcuni studi sui giovani parlano ormai ripetutamente di “saturazione digitale”: chi è nato e cresciuto in un mondo digitale, probabilmente, è fortemente attratto da qualcosa di alternativo.

Road-movie e viaggi interiori

Come nella musica pop, anche nel cinema la gioventù è sempre associata a partenze e sfoghi: se i ragazzi lasciano il posto in cui sono nati per sperimentare nuovi luoghi e modi di pensare, il cinema cerca di esteriorizzare nelle immagini i processi interiori, facendo coincidere viaggi interiori e viaggi reali, sempre e comunque lontano dal mondo dei genitori. In 303, storia d’amore di Hans Weingartner, degli studenti partono in roulotte per il Portogallo; in Rückenwind von vorn un viaggio spontaneo li porta verso la Repubblica Ceca; il finale di Es war einmal Indianerland è ambientato nella cornice di un festival musicale che si svolge in un luogo non ben definito lungo il confine tedesco; Luft e Blue my mind parlano di ragazze calamitate dal mare, oltre ad affrontare entrambi tematiche LGBTQ e a usare il lungo viaggio come mezzo per uscire da una società eteronormata. La generazione Z sta crescendo in un’epoca in cui molti cambiamenti sociali si trovano già in fase avanzata, e per questo viene spesso vista particolarmente aperta e tollerante.
 
Della generazione Z il cinema finora ha sfiorato appena le specificità, ma anche le tendenze generali, evitando di trattarle apertamente. È probabile che il momento in cui le affronterà in maniera diretta arriverà quando sarà la stessa generazione Z a raccontare le proprie esperienze giovanili con attori della generazione successiva. Il problema in realtà non si pone nemmeno, non essendo questo a determinare la qualità dei film, che anche oggi illustrano con passione e precisione i sentimenti provati dai più giovani. Il desiderio di nuove esperienze e di un’identità indipendente è universale, così come il sogno di un mondo diverso, forse addirittura migliore. I film sulla gioventù uniscono le generazioni, perché quella dello “Sturm und Drang”, sconvolgimento e impeto, è una fase che la vita riserva a ognuno di noi.
 
  • “Es war einmal Indianerland” (Once Upon A Time In Indian Country), film sull’avventura del periodo della gioventù, ne stila un ritratto senza legarlo alla generazione Z. Foto (particolare): © picture alliance/Camino-film/dpa
    “Es war einmal Indianerland” (Once Upon A Time In Indian Country), film sull’avventura del periodo della gioventù, ne stila un ritratto senza legarlo alla generazione Z.
  • Anche in “303”, un viaggio verso il Portogallo è allo stesso tempo un viaggio interiore: durante il giro in roulotte, tra due studenti nasce l’amore. Foto (particolare): © Alamode Film
    Anche in “303”, un viaggio verso il Portogallo è allo stesso tempo un viaggio interiore: durante il giro in roulotte, tra due studenti nasce l’amore.
  • Amore tra ragazze: in “Blue my Mind” i protagonisti adolescenti usano il viaggio come mezzo per uscire da una società eteronormata. Foto (particolare): © tellfilm
    Amore tra ragazze: in “Blue my Mind” i protagonisti adolescenti usano il viaggio come mezzo per uscire da una società eteronormata.
  • In “Rückenwind von vorn” (Away You Go) l’adolescente Charlie vive in maniera problematica la sua fase di crescita. Con spontaneità, intraprenderà un viaggio verso la Repubblica Ceca. Foto (particolare): © UCM.ONE GmbH / DARLING BERLIN
    In “Rückenwind von vorn” (Away You Go) l’adolescente Charlie vive in maniera problematica la sua fase di crescita. Con spontaneità, intraprenderà un viaggio verso la Repubblica Ceca.
  • “Luft” (Air) racconta un viaggio verso il mare e un nuovo amore. Foto (particolare): © wirFILM/JulianKrubasik
    “Luft” (Air) racconta un viaggio verso il mare e un nuovo amore.

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