Letteratura al cinema
Nuvole grigie si rincorrono sul mare

Da quando esiste il cinema, i romanzi sono stati trasposti in film. Tre adattamenti cinematografici di letteratura molto diversi tra loro, “Lezioni di tedesco”, “Narciso e Boccadoro” e “Quando Hitler rubò il coniglio rosa”, sono stati presentati per la prima volta poco prima della crisi di Coronavirus.
Di Matthias Bischoff
Le trasposizioni letterarie rappresentano sempre una sfida. Si può riuscire ad opporre alle immagini che molti lettori hanno in testa, altre forti rappresentazioni? Troppo spesso è l’intreccio esterno ad essere rappresentato su pellicola. Quanto più sofisticato, raffinato e allusivo è il modello letterario, tanto più probabile è il pericolo di fallimento. Un esempio lampante ne è l’adattamento cinematografico del romanzo Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse, realizzato a fronte di grandi spese. Il libro del 1930 racconta con un linguaggio leggendario la vita di due amici molto diversi che si conoscono in un monastero medievale. Narciso (Sabin Tambrea) rappresenta l’uomo razionale, l'intellettuale, mentre Boccadoro (Jannis Niewöhner) incarna la vita piena, la sensualità e il sentire e agire di pancia. Di conseguenza, è lui che, dopo aver trascorso insieme la giovinezza, lascia il monastero per andare in giro per il mondo. Diventa maestro allievo di uno scultore, ha numerose relazioni amorose ed è completamente assorbito dall'esistenza mondana. Narciso, al contrario, rimane nel gestibile mondo del monastero
Un film per gli appassionati di Medioevo: “Narciso e Boccadoro” | Foto (dettaglio): © 2018 Tempest Film Produktion und Verleih GmbH, Mythos Film Produktions GmbH & Co. KG, Lotus Film GmbH and Deutsche Columbia Pictures Filmproduktion GmbH
Chi, come il regista austriaco Stefan Ruzowitzky, vincitore nel 2008 dell'Oscar per Il falsario, trasforma questo romanzo, che si basa fondamentalmente su due principi piuttosto che su persone reali, in un racconto medievale dalla sontuosa messa in scena ricca di immagini nello stile de Il nome della rosa, deve inevitabilmente rendere più piccante tutto ciò che di banale e tranquillo c’è nel soggetto. Ovviamente c'è molto erotismo, ma allo stesso tempo i momenti omoerotici di questa amicizia al maschile accennati nel libro vengono minimizzati nel film. Hermann Hesse non voleva che i suoi libri diventassero film e questo film avrebbe confermato il suo scetticismo. Le opulente immagini cinematografiche di Ruzowitzky sono complessivamente troppo belle, anche quando vogliono essere sconvolgentemente brutte. Purtroppo non sarà mai possibile sapere se il film per queste sue qualità visive avrebbe trovato un pubblico più ampio, che forse non avrebbe notato la sua distanza dal romanzo e si sarebbe goduto di due ore di avvincente atmosfera medievale. Il film è uscito nelle sale tedesche a metà marzo 2020, pochi giorni prima della loro chiusura.
Perso in “Lezioni di tedesco”
Anche il remake che Christian Schwochow ha fatto di Deutschstunde (Lezioni di tedesco), il classico letterario del dopoguerra di Siegfried Lenz, con attori di prim'ordine quali Ulrich Noethen nel ruolo del poliziotto di paese Jepsen e Tobias Moretti nel ruolo del pittore espressionista Nansen, rivela quanto oggi la storia del superamento del passato del 1968 sia ormai lontana da noi. Forse è per questo che Schwochow si è concentrato molto sul conflitto padre-figlio e meno sulla questione di fino a che punto si debba compiere il proprio dovere in un regime di ingiustizia come quello dei nazionalsocialisti. Schwochow si basa su immagini impressionanti dell'arido paesaggio costiero della Frisia settentrionale. Nel suo film è sempre inverno, nuvole grigie si inseguono sul Mare dei Wadden, la gente sembra completamente persa nel vasto paesaggio. In questo mondo la Seconda Guerra Mondiale sembra lontana e solo un raid aereo a bassa quota e il fratello disertore di Siggi Jepsen (Levi Eisenblätter) ce la ricordano. L'interpretazione di Schwochow del materiale è, nei suoi momenti migliori, una storia di famiglia, la lotta di due uomini per l'anima e la lealtà di un ragazzo. Ma è anche uno studio della personalità deprimente e senza speranza di un padre brutalmente autoritario, paragonabile a Il nastro bianco di Michael Haneke
“Lezioni di tedesco”: la lotta di due uomini per l'anima e la lealtà di un ragazzo. | Foto (dettaglio): © ZDF/Georges Pauly
L'orrore dietro l'atmosfera da cartolina
Quanto è diverso, invece, il leggero adattamento di Caroline Link del classico per bambini Quando Hitler rubò il coniglio rosa. Il libro per bambini di Judith Kerr, bestseller modiale, del 1971 tratta anche il capitolo più oscuro della storia tedesca, ma l'orrore viene risparmiato e solamente accennato. Naturalmente, il libro autobiografico parla di fuga e di emigrazione, parla della minaccia di morte da parte dei nazionalsocialisti contro l'importante famiglia ebraica. Il libro e il film raccontano la fuga della famiglia in Svizzera, poi a Parigi e infine a Londra. Caroline Link riesce a mostrare un mondo da cartolina quasi ideale, riuscendo, allo stesso tempo, a comunicare che questa non è la realtà. La sua Svizzera è blu come il cielo e incantevole così come Parigi è romanticamente sofisticata, una città dove le lampade della Torre Eiffel brillano anche nella povera mansarda della famiglia. Questo è il mondo della ragazza e di suo fratello maggiore, protetti e salvati dal peggio dall'amore e dalla lungimiranza dei genitori. Per il ruolo di Anna, Caroline Link ha ingaggiato Riva Krymalowski, emergente attrice berlinese che ha frequentato la stessa scuola elementare di Judith Kerr negli anni Trenta. La fresca e allegra naturalezza di questa giovane attrice dà forma a tutto il film e rappresenta soprattutto per i bambini una figura autentica nella quale identificarsi. Link, seguendo l’esempio del libro, si risparmia di mostrare l'orrore, che ciononostante è sempre presente, e sappiamo come è finita per chi non è riuscito a scappare
Riprese di “Quando Hitler rubò il coniglio rosa” di Judith Kerr. | Foto (dettaglio): © picture alliance/SZ Photo/Florian Peljak