Berlinale | Intervista con Tricia Tuttle
Sarà molto emozionante e divertente

Tricia Tuttle, per la prima volta direttrice della Berlinale, fa la spola tra Berlino e Londra. In questa intervista parla della vita tra due città, della rilevanza internazionale del festival e dei punti salienti della 75a edizione.
Di Ula Brunner
Tricia Tuttle, la Sua prima Berlinale è alle porte. Cosa attende con maggiore entusiasmo?
In particolare non vedo l’ora di salutare registe e registi, dopo che negli ultimi otto mesi, con il mio team, ho visionato i loro film. Tra pochissimo questi lavori verranno proiettati davanti a un grande pubblico e vederne la reazione sarà avvincente ed emozionante.
Lei ha assunto la direzione della Berlinale nell’aprile 2024 e i preparativi per l’edizione del festival di quest’anno sono stati intensi e impegnativi. Le è rimasto anche un po’ di tempo per conoscere Berlino?
Passo metà del mio tempo a Berlino e l’altra metà a Londra, dove i miei figli finiranno la Highs School. Quando sono a Berlino, sono impegnata o in giro per lavoro, ma non vedo l’ora di essere qui più spesso, di avere più tempo libero per poter frequentare musei, gallerie e concerti. Adoro le grandi città, trovo stimolante incontrare persone di culture diverse, sentire molte lingue, ammirare grandi opere d’arte. Arrivando a Berlino, come prima cosa ho comprato una bicicletta per esplorare la città: è un’esperienza speciale poter scoprire un nuovo posto e imparare una nuova lingua, anche se il tedesco non è facile.
Lei vanta un’esperienza pluriennale nella realizzazione di festival. Ultimamente ha diretto il London Film Festival, qual è la differenza maggiore rispetto alla Berlinale?
Molti aspetti sono simili, anche il London Film Festival è un grande festival del pubblico, ma qui a Berlino presentiamo soprattutto anteprime, in particolare anteprime mondiali, che a Londra invece sono solo il 25% della programmazione, per cui è molto diversa la curatela. Un’altra differenza sta nel fatto che la Berlinale è legata a uno dei mercati cinematografici più importanti del mondo, questione di grande rilevanza anche per il futuro del festival.
Come posiziona la Berlinale rispetto agli altri grandi festival di Cannes e Venezia?
Secondo me, sono tre festival molto diversi tra loro, con funzioni differenti sia in termini di pubblico, sia a livello di industria cinematografica, perciò non azzarderei paragoni. Essendo il primo mercato cinematografico dell’anno, Berlino è estremamente importante, come dicevo, e stiamo lavorando per dare a Berlino ancora maggiore rilevanza sulla scena internazionale. A volte ho l’impressione che in Germania non ci si renda conto fino in fondo del prestigio internazionale di cui gode la Berlinale.
Si parla spesso di crisi del cinema tedesco, troppo piatto e con pochi veri talenti. Qual è la Sua impressione?
Non voglio generalizzare, anche perché non me ne occupo da abbastanza tempo, ma naturalmente siamo sempre alla ricerca di film tedeschi che possano avere un impatto anche a livello internazionale, e nel programma della 75a Berlinale abbiamo alcune produzioni e coproduzioni tedesche incredibilmente valide, come ad esempio Yunan e Was Marielle weiß, entrambe in Concorso. Quello d’apertura, Das Licht di Tom Tykwer, è un film tedesco ambientato a Berlino e se non fosse qualitativamente di prim’ordine, non lo avremmo selezionato per l’inaugurazione.
Sono 19 i film del Concorso internazionale, tra cui Blue Moon di Linklater e What Does that Nature Say to You di Hong Sang-soo, entrambi incentrati su situazioni e sensibilità private. Quanto è politico il Concorso di quest’anno?
La Berlinale è e rimane un festival con una valenza politica, anche se non ho realizzato un programma per un festival “politico”. Molti film presentano anche aspetti intrinsecamente politici, nel senso che la sfera privata rispecchia il mondo in cui viviamo. Il concorso presenta una serie di storie molto intime, come il meraviglioso Ari di Léonor Serraille, ma presentiamo anche Kontinental ’25 di Radu Jude, un film senz’altro politico che affronta la crisi dell’edilizia abitativa, l’ascesa del nazionalismo e il razzismo etnico. I 19 film in concorso riflettono tutti la varietà del cinema nel suo complesso.
Quali sono i film che incontrano maggiormente i Suoi gusti personali?
I miei gusti cinematografici sono molto ampi e mi piacciono tutti i 19 film in concorso.
Ha una preferenza?
Non voglio esprimere preferenze sui ai film in concorso, il pubblico deve farsi un’idea personale e vedere cosa gli piace. E poi ogni singolo film è assolutamente speciale e unico.
Alla cerimonia di premiazione dell’anno scorso hanno generato scalpore e polemiche le dichiarazioni unilaterali di alcuni registi sulla guerra a Gaza. Come può posizionarsi in merito l’edizione 2025 del festival?
Nella mia esperienza, i registi parlano per convinzione su argomenti che emergono anche nei loro film. Per noi è importantissima la libertà di espressione, ma allo stesso tempo dobbiamo ricordare che questi temi sono estremamente complessi. L’anno scorso, insieme al capo dello staff Florian Weghorn, ho chiesto il parere di molte persone. Abbiamo riflettuto su come impostare conversazioni e moderazione, in modo da incoraggiare sempre un dialogo fondato sul rispetto e far emergere i diversi aspetti di ogni situazione. La cosa più importante che abbiamo imparato dagli eventi del 2024 è che, come piattaforma, dobbiamo assicurarci che il discorso durante il festival non sia unilaterale, ma che vengano ascoltate molte voci.
Avete in programma qualcosa di speciale per il 75° anniversario della Berlinale?
Stiamo regalando al nostro pubblico una lounge temporanea, l’Hub75, proprio accanto al Berlinale Palast, nella quale al mattino offriremo al pubblico conferenze ed eventi gratuiti. Sarà anche uno spazio di networking per i registi, la stampa e l’industria cinematografica. E per celebrare l’anniversario, trasmetteremo simultaneamente il gala di apertura e il film di apertura in sette città tedesche.
È per questo che Das Licht di Tom Tykwer non fa parte del concorso?
Ho capito subito che Das Licht per me era il film di apertura ideale e voglio proiettarlo in diverse città, per cui sarebbe stato ingiusto includerlo nel concorso. Ne ho parlato in questi termini anche con Tom.
Cos’altro possiamo attendere con entusiasmo?
Quest’anno anche le altre sezioni offrono grandi film per il pubblico, come Honey Bunch di Madeleine Sims-Fewer e Dusty Mancinelli o Islands di Jan-Ole Gerster, entrambi programmati nel Berlinale Special. Il primo fine settimana del festival sarà molto intenso: sabato sera proietteremo Mickey 17 di Bong Joon Ho, con Robert Pattinson e Toni Colette, anche loro in arrivo a Berlino. Sarà molto emozionante e divertente.
Chi è Tricia Tuttle
La statunitense Tricia Tuttle viene dal North Carolina, dove ha iniziato la carriera come chitarrista nella band June. Ha conseguito il Master in Studi Cinematografici presso il British Film Institute e la Birkbeck University e il Bachelor of Arts in Literature and Radio, Television and Motion Pictures presso la University of North Carolina a Chapel Hill. Si è trasferita a Londra negli anni ‘90.Tricia Tuttle vanta un’esperienza di oltre 25 anni nei settori dei festival cinematografici e della formazione. Ha lavorato presso il British Film Institute (BFI), la British Academy of Film and Television (BAFTA) e la National Film and Television School (NFTS). Recentemente ha diretto il BFI London Film Festival (LFF) e il BFI Flare: London LGBTQIA+ Film Festival.
Da aprile 2024 è la direttrice artistica ed esecutiva del Festival internazionale del Cinema di Berlino. e57f79665f494b3198f58bdac4eaf179
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