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24 febbraio 2022
La realtà perde i suoi contorni

Dietro le tenda di una finestra, la vista di un complesso residenziale prefabbricato di Mosca, Russia.
Vista da un appartamento in un complesso residenziale prefabbricato di Mosca, Russia, 15/06/2012. | Foto (dettaglio): Thomas Trutschel © picture alliance /photothek

E all’improvviso niente è più come prima: è così che le persone in Ucraina e quelle provenienti dall’Ucraina stanno vivendo la loro vita dal 24 febbraio 2022. Tutti i russi devono alzarsi e far sentire la propria voce, dice la scrittrice russa Alisa Genieva, perché niente sarà più come prima.

Di Alissa Arkadjewna Ganijewa

È stato un risveglio avvolto in una spirale infinita di orrore, vergogna, pietà e incredulità. La conferma di presentimenti, paure e ansie sopite dentro di me. Per otto lunghi anni avevo aspettato che questo accadesse, per otto lunghe settimane ero rimasta pietrificata al pensiero della guerra incombente. Ma è stato solo quando sono iniziati i boati, che la realtà ha perso i suoi contorni.

La mattina ha lasciato il posto al pomeriggio e il pomeriggio alla sera. Sembrava impossibile emergere dal torrente nero delle notizie. Impossibile costruirsi qualcosa, programmare anche solo piccole cose, pensare a qualcosa che non fosse la guerra, che non fosse questo sanguinoso attacco imperiale lanciato in mio nome attraverso il mio Paese. Pensare che l’aggressore che guida il mio Paese e la schiera di servitori asserviti governano in modo così fenomenale, commettendo atti di violenza da noi tollerati. Governano grazie a tutti i russi che si sono rassegnati al fatto di non essere cittadini, di non avere nulla a che fare con la politica, di non poter comunque influenzare alcunché, di non volersi circondare di tutte queste notizie spazzatura, ma che vogliono limitarsi ad innaffiare fiori e accarezzare gattini. A causa del silenzio di ognuna di queste persone il sangue scorre, e ognuna di loro sarà punita. Anche coloro che non si sono piegati, che hanno detto qualcosa, che sono scesi in piazza, che saranno bollati come traditori venali della patria e pazzi locali per averlo fatto, la pagheranno. Tutti sono responsabili del silenzio, dell’infantilismo, del mancato intervento della maggioranza.

Non si torna indietro

Il giorno è trascorso in un vortice infinito di nuove notizie e in un rumore di fondo fatto di singhiozzi, urla, domande, perplessità e - cosa disgustosa - applausi. Rabbia e terrore senza fine da parte di alcuni, gioia cannibale da parte di altri. Qualcosa di non più sopprimibile, di insaziabilmente imperiale strisciava fuori da molti.


Ero a letto con il covid e la febbre e non potevo uscire per le strade della città per esprimere il mio “no” dal vivo, ma i miei amici, le persone a me care e i miei coinquilini erano lì. Fino a tarda notte ho sfogliato gli elenchi degli arrestati, alla ricerca dei loro nomi. Alcuni sono stati catturati, altri sono ancora in carcere. Ma giorno dopo giorno la gente scende in strada, giorno dopo giorno la guerra divora vite umane, le notizie si moltiplicano, l’oscurità si addensa. Eppure ci sono anche bagliori di speranza: perché prima che si faccia giorno, non c’è forse più buio che mai?

Non potremo mai tornare alla nostra vita di prima e il futuro promette difficoltà. Ma c'è ancora questa fede in una catarsi e in una vittoria imminenti. La vittoria sul male all’interno del Paese e di noi stessi. Ogni russo ha il dovere di scandagliare il piccolo drago orgoglioso, egocentrico, sospettoso, xenofobo, invidioso degli altri, che sogna l’onnipotenza e l’espansione, che ha dentro di sé e di soffocarlo. Sarà doloroso, ma non c'è altro modo.

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