Sguardi condivisi
Francesca Melandri: «La democrazia è il contrario della violenza politica»

In occasione del simposio “Vogliamo tutto”, la scrittrice Francesca Melandri e la storica Petra Terhoeven hanno discusso al Goethe-Institut di Roma del periodo del terrorismo politico degli anni Settanta in Germania e in Italia. Con Francesca Melandri abbiamo poi parlato delle cicatrici lasciate in Italia dagli “anni di piombo” e delle grandi sfide da affrontare oggi.
Di Christine Pawlata
Davanti a un auditorium gremito, Melandri ha descritto gli ultimi anni Settanta come un periodo buio vissuto da adolescente, i cosiddetti “anni di piombo” durante i quali l’Italia fu teatro di un’ondata di violenza a sfondo politico, scatenata da gruppi estremisti di destra e di sinistra come le Brigate Rosse e i NAR, che assassinarono circa 400 persone. «Ricordo una città militarizzata» – racconta la scrittrice, nata nel 1964 – «e che i ragazzi si davano consigli a vicenda su come comportarsi nel caso di un posto di blocco”.
Prospettive diverse
Nei suoi romanzi, Melandri affronta intensamente il passato e le sue ripercussioni sul presente. In Più alto del mare (2012), racconta la storia di un incontro casuale su un’isola sede di un carcere, alla fine degli anni Settanta: Paolo, ex insegnante di storia e filosofia, è lì per vedere il figlio, brigatista che per la “rivoluzione” si è macchiato di diversi omicidi; Luisa, contadina costretta a crescere i propri figli da sola, ci è andata per far visita al marito, un violento omicida. A causa di un’improvvisa tempesta, che costringe i due a passare la notte sull’isola-carcere, restano sotto la sorveglianza di Nitti, guardia carceraria che li accoglie con grande ospitalità insieme a sua moglie Maria Caterina.«A lungo, delle vittime non si è parlato quasi per niente, al massimo solo quando erano famose – giornalisti o politici – ma mai quando era gente comune. Si è parlato molto di più di chi ha ucciso, solo dopo un po’ si è cominciato a parlare delle vittime, ma mai altrettanto che dei terroristi», spiega Melandri. «Ho cercato di esprimere un punto di vista diverso, quello di tutti noi, della società». Per questo ha deciso di assumere la prospettiva dei parenti dei terroristi e delle guardie carcerarie, crudamente etichettate dai detenuti come “magazzinieri di carne umana”.
Democrazia immatura
Per Melandri, l’eredità più pesante del terrorismo politico è la sofferenza personale delle vittime e delle loro famiglie. «Rifiuto l’idea che si possa parlare di periodi in cui è stata agita la violenza senza pensare alla concretezza della violenza», sottolinea l’autrice in un’intervista per il Goethe Magazine: «Ci sono dei corpi che sono stati feriti e uccisi e questo non va mai dimenticato».Quegli anni di piombo si ripercuotono ancora oggi nella società italiana: «Sono tante le cose che ancora sentiamo come eco tossica; quella più attuale e più duratura non è nata con gli anni Settanta, ma forse negli anni Settanta ha avuto espressione. C’è un’immaturità democratica in Italia», afferma Melandri. «La democrazia è il contrario della violenza politica: si va in Parlamento a parlare delle proprie differenze, invece che a spararsi addosso, riconoscendo il fatto che in Parlamento ci sono altri che non la pensano come te».
L’Italia ha vissuto solo pochi anni di vera democrazia, prosegue Melandri. «In realtà abbiamo avuto pochi anni di vera e propria democrazia, come Stato unitario italiano. Dopo l’inizio nel 1861 è arrivata molto presto la Prima Guerra mondiale, il fascismo e la Seconda Guerra mondiale. Dopodiché abbiamo avuto come una democrazia bloccata, che non è stata una compiuta democrazia, in cui un terzo dell’elettorato non poteva essere rappresentato da un Governo con dei ministri».
Melandri allude al PCI, il Partito Comunista Italiano, mai ufficialmente autorizzato a partecipare a un governo di coalizione nonostante i notevoli successi elettorali a livello nazionale e ben 1,8 milioni di iscritti, che lo consacravano come il più grande partito comunista dell’Europa occidentale, che però, per via dell’appartenenza dell’Italia alla NATO e della guerra fredda, rendevano la partecipazione del PCI al governo una questione estremamente delicata.
Dopo la caduta del muro di Berlino, il sistema politico italiano si è sempre più avvicinato alle democrazie occidentali. Poi, però, è arrivato Berlusconi: «Con Berlusconi si è profondamente avvelenato il quarto potere della democrazia, il potere mediatico, che è quello che garantisce ai cittadini lo sguardo sul funzionamento della democrazia, il controllo e la accountability pubblica. E questo lo subiamo ancora».
Più ricchi e più poveri che mai
Oggi siamo alle soglie di un cambiamento epocale, afferma: «Sta cambiando un intero modo di concepirci fondamentalmente come civiltà umana, con delle nuove tecnologie e con l’avvento della crisi climatica, che sta già cominciando a cambiare situazioni di convivenza con il pianeta che avevamo da centinaia di anni».A suo avviso, una delle sfide più urgenti è l’enorme disuguaglianza nel tenore di vita e nel benessere. Stando alle cifre pubblicate dall’ISTAT, l’anno scorso in Italia una persona su dodici ha vissuto al di sotto della soglia di povertà, cioè non è stata in grado di soddisfare bisogni primari come cibo e alloggio. La povertà è in crescita, anche a livello globale. Secondo Melandri, «Siamo molto più staccati, come nostra esperienza di vita, di benessere, di agio, di sicurezza, dall’esperienza di tante altre persone che vivono sul nostro pianeta, di quanto non fossero gli aristocratici della corte di Versailles nel 1788 da quella dei contadini che poi sono arrivati con i forconi. E questa discrepanza non è un equilibrio sostenibile».
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