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Riguardo alle parole© Goethe-Institut Italien | Grafica: Massimiliano Emili

Podcast

La serie nasce dalla necessità di uscire dalla formula chiusa del convegno, visto e vissuto da poche persone, e di creare uno spazio virtuale aperto e sempre accessibile, con contributi che toccano numerosi campi del dialogo transculturale. Il titolo gioca con l’idea dell’avere riguardo e cura verso le parole, ma rimanda anche alla necessità di riguardare le parole, portando un nuovo sguardo su di esse. Ogni episodio della serie, pensata come conferenza permanente, accessibile in qualsiasi momento e secondo un ritmo di ascolto individuale, si focalizza su una parola chiave.

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#0

Dialogo transculturale© Goethe-Institut Italien | Grafica: Massimiliano Emili

Dialogo transculturale

Nell’episodio d’apertura, un contributo a più voci, il direttore del Goethe-Institut Italia Joachim Bernauer delinea la cornice del progetto, le curatrici Viviana Gravano e Giulia Grechi espongono le idee ispiratrici della mostra e dei podcast e le rappresentanti del MuCiv Gaia Delpino e Rosa Anna Di Lella ripercorrono la storia dell’ex Museo coloniale, interrogandosi su come trasformare un museo etnografico in un laboratorio di decolonizzazione.

Dr. Joachim Bernauer, direttore del Goethe-Institut in Italia Foto (dettaglio): © Miguel Manso Joachim Bernauer è il direttore del Goethe-Institut in Italia dall’ottobre 2019. Ha studiato a Berlino canto, germanistica, storia dell’arte e filosofia e ha svolto un dottorato di ricerca su Friedrich Schiller. Dal 1999 al 2002 è stato direttore della residenza per artisti “Villa Aurora” a Los Angeles, successivamente ha lavorato presso il Goethe-Institut a San Paolo, Lisbona e Monaco. Il dialogo transculturale ha sempre rappresentato un tema centrale della sua attività con partner quali Christoph Schlingensief (Manaus e San Paolo 2007), Davi Kopenawa Yanomami (Monaco 2008), Manthia Diawara (Dakar 2011), Salah Hassan (Berlino, 2012), Achille Mbembe (Amburgo 2018) e Okwui Enwezor (Berlino, 2018).
Gaia Delpino Foto privata Gaia Delpino (PhD) è un’antropologa culturale italiana specializzata in studi africani. Ha condotto diverse ricerche etnografiche e archivistiche in Ghana su temi connessi alla memoria, ai processi di patrimonializzazione, all’antropologia politica, alla tratta degli schiavi, ai movimenti di ritorno e al turismo. Dal 2018 è curatrice al Museo delle Civiltà delle collezioni africane del Museo preistorico etnografico Luigi Pigorini e di quelle del Museo Italo-Africano.
Rosa Anna Di Lella Foto (dettaglio): © Maik Reichert Rosa Anna Di Lella è un’antropologa culturale italiana specializzata in studi museali e collezioni nordafricane. Ha collaborato con diverse istituzioni pubbliche e private in progetti di collaborazione museografica. È curatrice del Museo Italo Africano, la nuova sezione del Museo delle Civiltà dedicata all’eredità del colonialismo italiano e alle questioni post-coloniali. È anche ricercatrice presso l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (Mibact) dove sta portando avanti il progetto Italia dalle molte culture incentrato sulle migrazioni contemporanee. 
Viviana Gravano Foto (dettaglio) © Isabella Gaffè Viviana Gravano è curatrice e storica dell’arte contemporanea. È docente di storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. È socia fondatrice del collettivo curatoriale “Routes Agency. Cura of contemporary arts”, e del collettivo che dirige la rivista on line Roots_Routes_Research on visual culture. Ha collaborato con diversi progetti di ricerca europei e internazionali, tra i quali: REcall – European Conflict Archaeological Landscapes Reappropriation; TML_Transnationalizing Modern Languages, co-curatela con Giulia Grechi della mostra finale Beyond Borders (Roma, Londra, New York, Melbourne, Addis Abeba e Tunisi); SPEME Questioning Traumatic Heritage: Spaces of Memory in Europe, Argentina, Colombia. È Cultural Advisor dei progetti di danza contemporanea Excelsior e Amor di Salvo Lombardo/Compagnia CHIASMA di Roma.

Ha pubblicato i seguenti saggi monografici (con Giulia Grechi): Presente Imperfetto. Eredità coloniali e immaginari razziali contemporanei, Mimesis, Milano 2016; L’immagine fotografica, Mimesis, Milano 1997; Crossing. Progetti fotografici di confine, Costa & Nolan, Milano 1998; Paesaggi attivi. Saggio contro la contemplazione, Mimesis, Milano 2012; Food Show. Expo 2015. Una scommessa interculturale persa, Mimesis, Milano 2016.
Giulia Grechi Foto (dettaglio) © Giulia Grechi Professoressa di Antropologia Culturale e Antropologia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, si interessa di studi culturali e post/de-coloniali, migrazioni, museologia, con un focus sulla corporeità, sulle eredità culturali del colonialismo, e sulle pratiche artistiche contemporanee che ridiscutono e rimediano questi immaginari. È co-direttrice della rivista Roots§Routes e del collettivo curatoriale Routes Agency. Ha partecipato a progetti di ricerca internazionali, fra i quali Mela – European Museums in an Age of Migrations. Ha curato convegni e mostre sulle eredità culturali del colonialismo italiano. Ha pubblicato Decolonizzare il museo (Mimesis, 2021), La rappresentazione incorporata (Mimesis 2016). Ha curato (con I. Chambers e M. Nash) The Ruined Archive e (con V. Gravano) Presente Imperfetto. Eredità coloniali e immaginari razziali contemporanei (Mimesis 2016).

#1

Ubah Cristina Ali Farah Foto (dettaglio): © Meryem Amato Ubah Cristina Ali Farah è una scrittrice e poetessa somala e italiana. È autrice di tre romanzi, Madre piccola (Frassinelli 2007), Il comandante del fiume (66thand2nd 2014) e Le stazioni della luna (66thand2nd 2021). È autrice dell’ekphrasis La danza dell’orice (Juxta Press 2020), ispirata a un’opera dell’artista keniana Wangechi Mutu. Un sambouk traverse la mer, una sua antologia bilingue (italiano francese) di racconti è uscita per il MEET (2019).

Ha svolto un dottorato di ricerca di Africanistica all’Università l’Orientale di Napoli sul teatro popolare somalo. È stata vincitrice del Premio Lingua Madre (2006) e Vittorini (2008). Ha partecipato al come scrittrice in residenza all’University of Iowa’s International Writing Program (2017), MEET (Maison des Écrivains Étrangers et des Traducteurs 2018), Art Omi (2018), Civitella Ranieri Foundation (2019) e La Marelle (2019). Nel primo semestre 2020 è stata artista in residenza allo STIAS (Stellenbosch Institute of Advanced Studies) in Sudafrica.

Attualmente sta lavorando all’opera La fille de l’homme qui prévoyait pour le futur, una riscrittura operistica di una favola tradizionale ruandese, creata con Dorcy Rugamba, James Bonas e Grégoire Point. Nel 2018 ha lavorato alla riscrittura dell’Antigone andata diretta a Palermo da Giuseppe Massa e al libretto dell’opera comunitaria Silent City per Matera 2019, diretta da James Bonas con musiche composte da Nigel Osborne.

È consulente per UNDP Somalia al progetto Oral history for peace building.

#2

Maria Thereza Alves Foto (dettaglio): © Kai Morten Vollmer Maria Thereza Alves (Brasile, 1961) parteciperà alla prossima Biennale di Quito e alla Biennale industriale Urale. Ha partecipato alla Biennale di Sydney (2020), alla Biennale di Toronto (2019), alla Manifesta 12 a Palermo e 7 a Trento, alla Biennale di San Paolo (2016 e 2010), alla Biennale di Berlino 8, alla Biennale di Sharjah (2017) e alla documenta 13 (2012), alla Biennale di Taipei (2012), alla Guangzhou Triennale 3 e alla Seconda Biennale dell'Avana. Ha esposto in una personale al MUAC di Città del Messico e in una mostra collettiva al CAAC di Siviglia. È stata insignita del Vera List Prize for Art and Politics 2016-2018.

Nel 1978, come membro del Consiglio Internazionale dei Trattati Indiani, Alves ha tenuto una relazione ufficiale sulle violazioni dei diritti umani nella popolazione indigena del Brasile alla Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra. Maria Thereza Alves è stata una dei membri fondatori del Partito Verde di San Paolo nel 1987. Tra i suoi libri più recenti anche Recipes for Survival pubblicato dalla University of Texas Press e Thieves and Murderers in Naples: A Brief History on Families, Colonization, Immense Wealth, Land Theft, Art and the Valle de Xico pubblicato da Di Paolo Edizioni.

www.mariatherezaalves.org

#3

Clémentine Deliss Foto (dettaglio): © David Galstyan La Dr. Clémentine Deliss si muove attraverso i confini dell’arte contemporanea, è attiva come curatrice, editrice indipendente e studiosa culturale. È curatrice associata al KW Institute for Contemporary Art di Berlino e Global Humanities Professor in Storia dell’Arte presso l’Università di Cambridge. Recentemente è stata Thought Leader per il Princeton University Art Museum e ha scritto molto sul futuro dei musei. Tra il 2010-2015, ha diretto il Weltkulturen Museum di Francoforte sul Meno istituendo un nuovo laboratorio di ricerca e curando diverse mostre tra cui Object Atlas – Fieldwork in the Museum (2011); Trading Style (2013); Foreign Exchange (or the stories you wouldn't tell a stranger) (2014) und El Hadji Sy – Painting, Performance, Politics (2015).

È stata Fellow dell’Institute of Advanced Study Berlin (Wissenschaftskolleg zu Berlin) e ha insegnato organizzazione e gestione di mostre ed esposizioni, nonché teoria dell’arte all’ENSAPC Cergy, all’Università di Arti e Design di Karlsruhe e all’Università di Belle Arti di Amburgo. È mentore del Berlin Program for Artists e Faculty at Large di SVA Curatorial Practice a New York. Nel 2020 è stata co-direttrice del Lagos Photo Festival e dell’Home Museum (homemuseum.net) per l’African Artists’ Foundation. Il suo recente libro The Metabolic Museum, pubblicato dalla Hatje Cantz in colloaborazione con il KW Institute for Contemporary Art Berlin, è stato recentemente pubblicato in russo da Garage Museum di Mosca.

clementinedeliss.academia.edu

#4

Fotomontaggio e posterizzazione di una CTR del Quartiere Africano (Roma) e una foto di Harnet Avenue (Asmara) Fotomontaggio e posterizzazione di una CTR del Quartiere Africano (Roma) e una foto di Harnet Avenue (Asmara) | Immagine (dettaglio): elaborazione di Riccardo Preda; foto originale di Sjaak Kroon Tezeta è un collettivo interdisciplinare che svolge attività di ricerca, disseminazione culturale e didattica sul colonialismo italiano e il fenomeno migratorio contemporaneo. Il progetto del collettivo, Harnet Streets: contro-mappe eritree in Roma, utilizza l’odonomastica del “quartiere africano” della capitale da stimolo narrativo per i/le testimoni che, assieme al collettivo e ai camminatori, tracciano una mappa del quartiere fatta di “contro-narrazioni” per leggere in controluce i nomi delle vie che lo compongono. Oltre all’attività di ricerca e di raccolta di testimonianze e di memorie eritree, il progetto prevede la restituzione di queste voci alla cittadinanza. L’obiettivo è quello di favorire la conoscenza e far (ri)scoprire il legame tra Italia ed Eritrea, proponendo pratiche che si inseriscono nel dibattito pubblico e discutono l’insegnamento scolastico prevalente ancora contrassegnato da linguaggi e posture da decolonizzare. 

#5

Beatrice Falcucci Foto (dettaglio): © Davide Mazzarese Beatrice Falcucci è dottoressa di ricerca in Storia della Scienza presso l'Università degli Studi di Firenze. Per il 2021/2022 è Fellow presso l'American Academy in Rome e borsista presso la Fondazione Einaudi. Le sue ricerche vertono sulla storia di musei ed esposizioni coloniali in Italia e in Europa.

Ha pubblicato tra gli altri Bringing the Empire to the provinces: colonial museums and colonial knowledge in Fascist Italy in Cahiers François Viète (2021) e Il Museo Coloniale di Roma tra propaganda imperiale, oblio e riallestimento, in Passato e Presente (2021). La sua monografia sulle collezioni coloniali in Italia è prevista in uscita per il 2022.

#6

Mackda Ghebremariam Tesfaù Foto (dettaglio): © Silvia Bonazzi Mackda Ghebremariam Tesfaù è dottoressa di ricerca in Scienze Sociali. Ha conseguito il dottorato presso l’Università di Padova con una tesi dal titolo Perché non te li porti a casa tua? Storie di accoglienza tra rifugiati e locali, in cui razzismo e antirazzismo vengono analizzati tentando di esplicitare il nesso tra pratiche quotidiane e sistemi di dominio. È docente a contratto presso Iuav Venezia, Stanford Florence e Fondazione UniverMantova. Nei suoi corsi si occupa di razzializzazione e colonialismo, guardando sia all'Italia che alla situazione internazionale, con uno sguardo sociologico e strumenti delle teorie critiche postcoloniali e, soprattutto, decoloniali.

Al di fuori dell’ambito accademico Mackda Ghebremariam Tesfaù è membro del direttivo di Refugees Welcome, associazione impegnata nell’accoglienza di rifugiate e rifugiate in famiglia, parte del comitato di esperte e collaboratrice dell’associazione Il razzismo è una brutta storia, e curatrice residente presso Centrale Fies. È autrice, assieme a Giovanni Picker, dell’articolo The postracial Italian archive (Ethnic & Racial Studies 2021) e della prefazione del testo di bell hooks Insegnare a trasgredire (Meltemi 2020). Ha recentemente tradotto, assieme a Marie Moïse, Plantation Memories (Memorie della piantagione – Episodi di razzismo quotidiano, Capovolte 2021) di Grada Kilomba.

#7

Jana Johanna Haeckel Foto privata Storica dell’arte, curatrice e docente, Jana Johanna Haeckel esamina immagine e corpo politico nell’arte contemporanea, in particolare nell’ambito della nuova etica della fotografia nell’era digitale. Anche le pratiche artistiche che sovvertono le narrazioni storiche attraverso la ricerca d’archivio sono parte del suo lavoro. Ha un dottorato in storia dell’arte ed è ricercatrice associata al Lieven Gevaert Research Centre For Photography.

Haeckel ha recentemente pubblicato il libro Everything Passes Except the Past (Sternberg Press, 2021), frutto di un lavoro di due anni sul patrimonio coloniale svolto con il Goethe-Institut e ha curato la mostra Resistant Faces alla Pinakothek der Moderne (Monaco, 2021), una riflessione critica sul ritratto nel nostro presente digitale.

#8

Wissal Houbabi Foto (dettaglio): © Giovanni Tagliavini Attivista femminista, artista e scrittrice, è nata nel 1994. È associated expert del gruppo Razzismo Brutta Storia (Feltrinelli). Voce e testi dello spettacolo Che razza di rap, in collaborazione con l'autore e ricercatore hip hop u.net, che vide il suo debutto al SanteriaToscana 31 (Milano). Cofondatrice del collettivo artistico triestino ZufZone. Ha pubblicato il Manifesto per l'antisessismo del rap italiano per EUT e una ricerca sulla "pimpologia" hip hop per Pal Grave MacMillan. Ha scritto per VICE-Noisey, Jacobin e Agenzia X, è tra le autrici di Future (effequ).

Scrive di antirazzismo, femminismo, hip hop e identità. Seconda classificata al premio nazionale di poesia con musica Alberto Dubito 2019. Wissal ha partecipato con le sue poesie a eventi e festival nazionali. Ha esibito i suoi disegni e dipinti in mostre personali e collettive, è stata invitata a esporre per il Salone del Libro di Torino, 2017.

#9

Luca Peretti Foto (dettaglio): © Isaak J. Liptzin Luca Peretti è storico del cinema e delle culture italiane. Ha studiato e insegnato negli Stati Uniti d’America e adesso è all’Università di Warwick nel Regno Unito. Ha scritto per varie riviste accademiche in italiano e inglese, curato un libro su cinema e terrorismo e uno su Pasolini, collabora con siti e giornali, ed è membro della redazione di Dinamopress. Fa parte dell’associazione Storie in Movimento.

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