Foto (dettaglio): © Meryem Amato
Ubah Cristina Ali Farah è una scrittrice e poetessa somala e italiana. È autrice di tre romanzi,
Madre piccola (Frassinelli 2007),
Il comandante del fiume (66thand2nd 2014) e
Le stazioni della luna (66thand2nd 2021). È autrice dell’ekphrasis
La danza dell’orice (Juxta Press 2020), ispirata a un’opera dell’artista keniana Wangechi Mutu.
Un sambouk traverse la mer, una sua antologia bilingue (italiano francese) di racconti è uscita per il MEET (2019).
Ha svolto un dottorato di ricerca di Africanistica all’Università l’Orientale di Napoli sul teatro popolare somalo. È stata vincitrice del Premio Lingua Madre (2006) e Vittorini (2008). Ha partecipato al come scrittrice in residenza all’University of Iowa’s International Writing Program (2017), MEET (Maison des Écrivains Étrangers et des Traducteurs 2018), Art Omi (2018), Civitella Ranieri Foundation (2019) e La Marelle (2019). Nel primo semestre 2020 è stata artista in residenza allo STIAS (Stellenbosch Institute of Advanced Studies) in Sudafrica.
Attualmente sta lavorando all’opera
La fille de l’homme qui prévoyait pour le futur, una riscrittura operistica di una favola tradizionale ruandese, creata con Dorcy Rugamba, James Bonas e Grégoire Point. Nel 2018 ha lavorato alla riscrittura dell’
Antigone andata diretta a Palermo da Giuseppe Massa e al libretto dell’opera comunitaria
Silent City per Matera 2019, diretta da James Bonas con musiche composte da Nigel Osborne.
È consulente per UNDP Somalia al progetto
Oral history for peace building.