Spiccatamente... socievoli
Piccoli gesti
Parlando con la mascherina, spesso è difficile farsi capire, e così la gente inventa nuovi modi di comunicare. Ce ne parla Maximilian Buddenbohm.
Di Maximilian Buddenbohm
Un uomo della sicurezza, all’ingresso del supermercato, controlla che i clienti in entrata indossino la mascherina, come indicato sui cartelli affissi alla vetrina. La maggioranza delle persone rispetta le norme e le circostanze, che sono quelle che sono, e gli passa accanto mentre lui annuisce, cliente per cliente, in maniera continua e quasi meccanica. Qualcuno, però, si avvicina all’ingresso con la mascherina – per così dire – a mezz’asta, sotto il mento o appesa a un orecchio. Lui, allora, gli si para davanti e fa un gesto che solo qualche mese fa non avrebbe capito nessuno: con l’indice, davanti al viso, disegna in aria un arco che in verticale va dal mento al naso. Chissà se questo semplice gesto si imporrà a livello internazionale per indicare l’obbligo di mascherina. Probabilmente, dopo questo stranissimo anno, lo capiranno tutti. E infatti, chiunque lo veda, immediatamente tira su la mascherina, guadagnandosi il diritto d’ingresso. Qualcuno forse dimentica davvero di sistemarla correttamente, mentre altri semplicemente ci provano: chissà, magari la regola non vale più e si passa lo stesso. E forse da qualche parte si riesce anche a passare, ma non in questo negozio, dove l’uomo della sicurezza è qui per controllare e prende sul serio le indicazioni ricevute.
Quasi una coreografia
Ed ecco una coreografia interessante. Anche questa è una novità, si può dire che sono i movimenti dell’anno: l’uomo della sicurezza fa un passo indietro rispetto alla persona alla quale si è appena rivolto, si posa una mano sul cuore, fa un accenno di inchino – veramente inusuale, da queste parti – e infine alza il pollice. Un chiarissimo, amichevole “grazie”. Perché ovviamente anche l’uomo della sicurezza porta la mascherina, e come ben sappiamo, quando si parla con la mascherina, nessuno ti capisce, e lui naturalmente vuole evitare di essere frainteso cento volte al giorno, perciò la soluzione l’ha trovata: non parla affatto e si esprime a gesti, tanto è più che sufficiente, anzi, questi gesti sono ancora più chiari delle parole, perché il linguaggio del corpo risulta talmente amichevole che nessuno si lancia in lunghe discussioni o in fastidiose proteste. Le persone a cui si rivolge l’uomo, semplicemente, si sistemano la mascherina com’è d’obbligo, qualcuna alza anche il pollice o fa un accenno di inchino, un movimento leggerissimo e quasi impercettibile. Eppure il gesto c’è, è una novità, è un modo amichevole di entrare in contatto senza parlare, e le sue regole di funzionamento si stanno sviluppando.Dialoghi più lunghi?
Penso a questi nuovi movimenti mentre vado alla cassa. C’è coda e la cassiera fa un gesto con entrambe le braccia aperte, chiedendo in questo modo maggiore distanza tra le persone in attesa. Poi controlla con lo sguardo il riallineamento delle persone e annuisce. Sono solo due dei nuovi gesti di quest’anno, ma ce ne sono certamente altri. Quanti ne capiremo e ne useremo attivamente alla fine dell’era del Covid? E riusciremo a impiegarli per “dialogare” più a lungo? Un’idea neanche tanto balzana, se osserviamo come ci si incrocia oggi tra gli scaffali dei supermercati, muovendo le braccia senza dire una parola per agevolare il passaggio degli altri.Io continuo a osservare. E nel frattempo accenno un inchino, appena appena, e per oggi vi saluto qui.
“SPICCATAMENTE…”
Per la nostra rubrica “Spiccatamente…” scrivono, alternandosi settimanalmente, Maximilian Buddenbohm, Qin Liwen, Dominic Otiang’a e Gerasimos Bekas. Per “Spiccatamente… socievoli” Maximilian Buddenbohm racconta di quel grande complesso che è la società e delle sue più piccole componenti, ossia la famiglia, le amicizie, le relazioni.
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