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Il Coronavirus e il suo nesso con i cambiamenti climatici | di LOLA SEGERS
Attivismo per il clima in tempi di pandemia

Alla ricerca di possibili modi per ridare slancio al movimento belga per il clima, impendendo al tempo stesso che la questione climatica sparisca dell’agenda politica.

Di Lola Segers

Nessun sentimento è così forte come quello che può generare una marcia per il clima, quando si cammina per le strade insieme a migliaia di persone, si grida, si balla e si versano qua e là lacrime di felicità. Il movimento belga per il clima Youth for Climate, noto per le sue incisive mobilitazioni di massa e le marce settimanali a Bruxelles, ha dovuto fare spazio all'inizio dello scorso anno a un'altra questione, secondo molte altre persone, molto più urgente: la crisi di Coronavirus. Il movimento per il clima ha dovuto fare di tutto per mantenere la questione del clima nell'agenda politica e nei media. Questo, mentre si doveva fare spazio alla pandemia di Coronavirus e la gente prendeva automaticamente le distanze dalla crisi climatica, anche se sapevamo bene che ogni giorno conta.

Un senso di grande perdita, ma anche di grande slancio 

Mi sono seduta con Clara Descamps e Jada Kennedy, due amiche che ho potuto accogliere nella mia vita grazie al movimento per il clima. A tutte noi manca l’emozione di essere in strada e la solidarietà che ne derivava. I giorni di azione rappresentano un momento in cui il sentimento di empowerment riesce sempre a ricaricare le nostre batterie. Condividiamo anche la gratitudine per il grande slancio che tutte noi percepiamo in questo momento, così come il pensare fuori dagli schemi, probabilmente una delle cose positive che la crisi di Coronavirus ci ha insegnato.

L'attivismo per il clima ha preso altre forme: abbiamo imparato a pensare fuori dagli schemi

La conoscenza dei cambiamenti climatici e della loro urgenza che tutti noi del movimento per il clima portiamo in noi stessi, ha reso quasi impossibile lasciarsi andare. Dopo un po' di tempo, abbiamo trovato un modo per esprimere le nostre preoccupazioni in un modo che fosse appropriato alla situazione attuale, quindi principalmente online, ma con l’evolversi della pandemia, anche di nuovo in strada, in gruppi più piccoli, mantenendo le distanze necessarie. 

Così questioni importanti come la Politica Agricola Comune Europea (PAC), che rappresenta il 30% del bilancio totale europeo, non sono state semplicemente ignorate. In tutto il mondo sono state portate avanti azioni e la questione della PAC è stata regolarmente sollevata anche online. In Belgio, siamo persino stati per 7 settimane di fila davanti alla Commissione europea per attirare l'attenzione sull'attuale proposta sulla PAC ed esprimere la nostra disapprovazione. Abbiamo anche organizzato diverse altre azioni, tra cui la campagna #FightFor1Point5, in occasione della quale ci siamo riuniti a Bruxelles con un gruppo più piccolo, richiamando l'attenzione sul quinto anniversario dell'Accordo di Parigi con centinaia di candele accese. Abbiamo anche sottolineato l'importanza di un riscaldamento globale massimo di 1,5 °C e sul nesso con i diritti umani.

Il coronavirus e il suo nesso con i cambiamenti climatici 

È giusto che il movimento per il clima abbia dato spazio alla crisi di Coronavirus e abbia mostrato comprensione per la sua urgenza. Ciò che ci dispiace, tuttavia, è la poca attenzione prestata alla causa di questa pandemia e quindi al suo legame con i cambiamenti climatici, la deforestazione e la perdita di biodiversità. Le ricerche mostrano che, nel contesto dei cambiamenti climatici, vedremo sempre più l’insorgenza di malattie tropicali. Il professor Kevin Arien dell'Istituto di Medicina Tropicale di Anversa ha anche confermato che più la foresta pluviale viene abbattuta, maggiore è il rischio che in futuro i virus passino dagli animali all'uomo. 

La paura di perdere l'urgenza   

Le azioni durante la pandemia di Coronavirus sono state accolte con grande disinteresse sia dai media che dai comuni cittadini. La richiesta di azioni incisive e di disobbedienza civile è diventata forte più che mai. Ci preoccupa la sensazione che si stia perdendo l’urgenza e quindi stia diminuendo l’attenzione sul tema. Il mondo si è fermato per un po', la crisi climatica invece no. Abbiamo perso un altro anno nella lotta ai cambiamenti climatici. Il senso di urgenza deve essere ritrovato, in ogni settore, in ogni forma della politica e ad ogni tavolo da pranzo. 
Anche se le proteste e la mobilitazione di massa sono di nuovo permesse, quel senso di urgenza deve essere sentito di nuovo affinché tutto questo abbia successo. Scoprite come la protesta può avere successo la prossima settimana nel contributo al blog di Carmen e Belén. 

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