Musica pop ed elettronica nel 2024
L’anno dello stravolgimento

Roy Bianco & Die Abbrunzati Boys
Roy Bianco & Die Abbrunzati Boys | Foto (dettaglio): Leonhard Simon; picture alliance/SZ Photo

Sulla scia del trend del 2023, nel 2024 la club music dall’underground è definitivamente passata nel mainstream pop. Tuttavia, col dissolversi dei confini musicali e subculturali, a livello economico il divario è cresciuto più che mai: se i giganti se la cavano bene, festival e club di piccole e medie dimensioni devono lottare per la sopravvivenza. Quali prospettive si aprono per la varietà culturale in Germania?

Di Kristoffer Cornils

Mentre il mondo pop anglofono si è goduto una “brat summer” grazie a Charli XCX o sorseggiando placidamente l’Espresso evocato nella canzone di Sabrina Carpenter, i tedeschi hanno rassodato gambe, addome e glutei con Bauch Beine Po, il singolo di Shirin David che ha dominato la scena musicale in Germania tra agosto e settembre ed è stato incoronato hit dell’estate 2024 da GfK Entertainment, la società di ricerche di mercato che pubblica le chart tedesche e, benché forse non sia stato il brano rimasto più a lungo nell’anno in vetta alla classifica, come invece Wunder di Ayliva e Apache 207, è stato comunque quanto mai polarizzante.

Bauch Beine Po è stato degna di nota anche per altri aspetti: l’ex YouTuber Shirin David ha puntato su un consolidato mix di rap cantato e hook accattivanti, aggiungendo come terzo elemento un beat di bassi ispirato all’eurodance degli anni Novanta. Un simile mix è stato presentato da Finch, Katja Krasavice e Luca-Dante Spadafora con Niklas Dee nel loro One Night Stand, mentre Ayliva e Apache 207 hanno ballato su ritmi reggaeton e Bennett, con Vois sur ton chemin (Techno Mix), ha mescolato un canone cantato da bambini e accompagnato al pianoforte con ritmi decisi e scanditi dalle potenti frequenze della grancassa.

Tutti i brani citati si sono guadagnati la prima posizione in classifica, dimostrando che la musica dance elettronica è tornata nel mainstream. Dopo anni di dominio rap, la supremazia di questo genere si sta ora sgretolando, o meglio, come evidenzia il successo di Bauch Beine Po, i confini tra stili e sottoculture si stanno lentamente dissolvendo, e non si tratta solo di musica mainstream che coopta suoni underground, anzi: un numero crescente di produttori techno e house aspira all’Olimpo del pop. Di recente, ad esempio, il DJ Marlon Hoffstadt, altro protagonista della rinascita dell’eurodance, è stato ingaggiato dall’etichetta Columbia della Sony.

Sono molte le icone che firmano per le maggiori etichette, ma mentre la cosa qualche anno fa avrebbe scatenato accuse di svendita nella scena dei club, che una volta si preoccupava dell’integrità e della credibilità, oggi la questione non sembra degna di nota, forse anche per via di un panorama complesso riguardo alla visione del mondo: brani come Bauch Beine Po e One Night Stand, per esempio, abbracciano – se non altro all’apparenza – una società che punta alle prestazioni e ai consumi, o addirittura celebrano l’edonismo sfrenato che definiva la cultura rave degli anni Novanta.

Fuga dal mondo o impegno sociale

La nostalgia per il suono e l’estetica del decennio, già percettibile nell’anno precedente, si è fatta sentire anche nel 2024, arricchendosi di ammiccamenti, a volte ai limiti della parodia, ai luoghi della nostalgia nella cultura pop: con il loro terzo album, intitolato Kult, Roy Bianco & Die Abbrunzati Boys hanno proposto ancora una volta al loro pubblico una versione idealizzata dell’Italia, riuscendo a conquistare sia il pubblico più trendy, sia lo show estivo della domenica mattina della tv tedesca ZDF, che normalmente ospita musica pop. In linea con questa punta di diamante dell’“italo-pop” in Germania, la dolce vita è così approdata anche negli ambienti dei club e il revival della disco music italianeggiante, in voga da anni, ha raggiunto il suo apice con la compilation Kapote presents Italomania Vol. 2 dell’etichetta berlinese Toy Tonics.

Sintomi di escapismo? Non proprio, o almeno non ovunque. Herbert Grönemeyer e $oho Bani hanno lanciato un segnale intergenerazionale a favore di un maggiore impegno sociale con il remake di Zeit, dass sich was dreht, originariamente uscita per i Mondiali di calcio del 2006. E ancora prima, la giovane Soffie aveva già fornito una colonna sonora alle proteste di piazza con la sua Für immer Frühling, che secondo i resoconti ha spinto milioni di persone a manifestare in seguito a possibili deportazioni di massa presuntamente pianificate da forze populiste e di estrema destra. Possiamo pertanto concludere che, nel 2024, il pop ha certamente svolto un ruolo di riflettore, catalizzatore e motore del dibattito politico.
Se nel panorama pop gli stili musicali si sono sempre più mescolati, in termini di contenuti è emerso invece un netto dualismo: da un lato per celebrare individualismo e auto-ottimizzazione, dall’altro per chiedere coraggio civile e un senso di comunità più convinto. Shirin David ha incarnato questo contrasto più di chiunque altro: sebbene la cantante si dichiari femminista, il testo della sua Bauch Beine Po è stato aspramente criticato per il suo presunto contenuto antifemminista, anche da parte di Caren Lay, esponente del partito di sinistra Die Linke, che ha registrato una “empowerment version” della canzone.

Club a rischio di estinzione?

Fin dagli inizi, l’ambiente dei club è stato teatro di attriti tra edonismo e attivismo. Mentre una grande fetta dei loro frequentatori probabilmente si riversa nei club durante il fine settimana per dimenticare la quotidianità, tutt’intorno divampano i dibattiti. Uno dei conflitti più accesi riguarda il posizionamento rispetto alla guerra in Medio Oriente, vera e propria minaccia per molti dei legami faticosamente intrattenuti nel tempo. Eppure, lo scenario di profonda crisi economica richiede più che mai grande coesione: prezzi in aumento e introiti in calo fanno sì che festival e club di musica elettronica si trovino invischiati in un circolo vizioso, nonostante quest’anno la cultura dei club berlinesi sia stata dichiarata patrimonio dell’umanità UNESCO.

Può sembrare sorprendente, per i non addetti ai lavori, che da un lato la musica dance stia conquistando le classifiche, e dall’altro festival e club stiano lottando per la sopravvivenza, ma uno sguardo più attento rivela che la crisi colpisce soprattutto le piccole e medie imprese, mentre i giganti godono di buona salute: imprese attive a livello internazionale nel settore dei festival e del live, come Live Nation o la tedesca CTS Eventim, registrano infatti vendite record, e le code davanti a club prestigiosi come il Berghain di Berlino continuano a crescere. Nelle immediate vicinanze, tuttavia, le cose sembrano molto diverse.

A piedi, il Berghain e l’Oberbaumbrücke distano solo 20 minuti a piedi. Sotto questo ponte, affacciato sulla Sprea, si trova dal 2002 un altro locale, il Watergate, che ha annunciato di dover chiudere i battenti alla fine del 2024 per difficoltà economiche che ne rendono impossibile la prosecuzione dell’attività. Una sorte simile è toccata all’Institut für Zukunft di Lipsia, anch’esso destinato alla chiusura negli stessi tempi, mentre altre istituzioni legate ai club, come lo Hafenklang di Amburgo o il Conne Island di Lipsia, sono riuscite a rimanere a galla solo grazie a campagne di crowdfunding. Stiamo quindi assistendo a quella “morìa dei club” che era stata ampiamente predetta negli ultimi anni?

“Piazza pulita” nel panorama dei festival

Un sondaggio condotto a fine anno dall’associazione di settore LiveKomm ha dipinto un quadro drastico: sui 121 locali oggetto di indagine, il 43% prevedeva un peggioramento della propria situazione finanziaria per l’anno successivo, mentre il 16% pensava addirittura di chiudere entro dodici mesi. Dati sconfortanti, simili ai risultati di indagini paragonabili condotte nel settore dei festival. Il festival techno della Renania Settentrionale-Vestfalia The Third Room ha dovuto cancellare la sua prima edizione a causa delle scarse prevendite, mentre a gennaio, per lo stesso motivo, il festival Nachtiville, dedicato alla musica di tutti i generi, non tornerà a Weissenhäuser Strand, sul Mar Baltico.

Non si tratta di casi isolati. L’esempio del festival Melt evidenzia la precarietà che incombe anche sui festival all’interfaccia tra musica pop ed elettronica. Sebbene il Melt venga organizzato dall’agenzia GoodLive e faccia parte del portafoglio del gigante dell’intrattenimento globale Live Nation da quando quest’ultimo ha rilevato la società, l’edizione del 2024 a Ferropolis, in Sassonia-Anhalt, è stata l’ultima dopo 27 anni. Dall’inizio della pandemia, per il settore dei festival sono stati lanciati ripetuti avvertimenti di un repulisti che ora pare stia effettivamente avvenendo.
Mentre nuovi festival come il Whole United Queer Festival, sempre a Ferropolis, o il good2u a Görlitz negli ultimi anni sono riusciti ad affermarsi, le prospettive per il panorama dei festival di musica elettronica sembrano desolanti quanto quelle dell’ambiente dei club, e la perdita di ulteriori club e festival potrebbe avere un grave impatto sul mondo della musica in generale. Dopotutto, non sono solo un punto di riferimento per il pubblico, ma anche i pilastri dell’ecosistema economico di molti musicisti.

L’impatto della crisi sulla varietà musicale

Produttori di club music come Skee Mask e Daniela La Luz, il duo Hjirok, che si muove tra le tradizioni della Sufi music e le sonorità dub bass, o artisti che lavorano all’interfaccia tra musica elettronica e pop, come Golden Diskó Ship e Mary Ocher, hanno tutti pubblicato album che sono andati molto bene nell’anno precedente, eppure i proventi non sono stati sufficienti a coprire le spese di affitto. I concerti dal vivo, i set nei club e le partecipazioni ai festival assicurano il loro reddito e quindi la loro arte. Cosa comporta quindi questo graduale sgretolamento per la varietà del panorama musicale in Germania?

Alla luce della drastica crisi economica e delle sue possibili ripercussioni sulla cultura, le richieste di aiuto rivolte alla politica sono state sempre più forti. Tuttavia, i cinque milioni di euro del fondo di sostegno ai festival, istituito per la prima volta in primavera dal Commissario del governo federale tedesco per la Cultura e i Media, non è stato in grado di alleviare la situazione generale e, date le difficoltà di bilancio del governo federale, non ci si possono aspettare ulteriori sovvenzioni. Inoltre, sono ancora in sospeso le modifiche all’ordinanza sull’utilizzo degli edifici e le cosiddette TA Lärm (regolamentazioni per la riduzione dell’inquinamento acustico), che dovrebbero andare a vantaggio soprattutto dei club dei centri urbani.

L’industria dei festival e degli spettacoli dal vivo, così come la scena dei club, si trovano quindi ad affrontare un periodo di difficoltà. Il 2024 passerà probabilmente alla storia della musica come un anno di stravolgimenti, perché, per quanto la musica pop e quella elettronica siano convergenti dal punto di vista musicale e i confini ideologici tra mainstream e underground siano stati abbattuti, il divario economico tra i due generi è più abissale che mai. Una situazione che lascerà indubbiamente delle tracce nel panorama musicale, ma per capirne l’esatta portata occorre attendere il nuovo anno.

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