L’eredità cinematografica della DEFA
Ma davvero autorizzavano cose del genere?
Se è vero che i film della DEFA, la casa di produzione cinematografica statale della DDR, portano lo stigma di essere permeati dalla propaganda di regime, è anche vero che lungometraggi, film d’animazione, fiabe e documentari costituiscono un importante patrimonio artistico che la fondazione DEFA vuole ora digitalizzare per una migliore diffusione.
Di Judith Reker
La produzione della DEFA (acronimo di Deutsche Film AG), la società cinematografica statale della DDR, consiste in circa 700 lungometraggi, tra cui 150 per per bambini, 750 film d’animazione e 2.250 tra documentari e cortometraggi realizzati nell’arco di quasi mezzo secolo. Le trasposizioni cinematografiche di fiabe sono diventate “cult” per più generazioni. I film ispirati a opere di letteratura, le pellicole antifasciste e quelle western con un’impronta politica sui nativi americani portano spesso lo stigma di propaganda di regime. Tutto ciò viene oggi custodito dalla fondazione DEFA. Ne abbiamo incontrato la presidente Stefanie Eckert, che ci ha parlato dell’importanza di questo patrimonio e di nuovi canali di distribuzione.
Signora Eckert, perché a trent’anni dalla riunificazione esiste una fondazione che si occupa solo di film della DDR?
Il perché ce lo spiega la storia: dopo la fine della DDR è sorta la necessità di un’istituzione alla quale trasferire i diritti dei film della DEFA. Già nella primavera del 1990, numerosi registi della DEFA hanno chiesto la creazione di una fondazione per preservare il loro lavoro ed evitare lo smantellamento del patrimonio filmico a vantaggio di rivenditori privati di diritti cinematografici. Dalla sua fondazione nel 1998, la fondazione DEFA detiene i diritti dell’intera produzione cinematografica della DEFA, vale a dire circa 13.500 film realizzati nell’arco di mezzo secolo, tra i quali non solo le proprie produzioni, ma anche molti film stranieri doppiati in tedesco e altro materiale. La fondazione è proprietaria dei diritti, ma non del materiale, trasferito invece all’Archivio Federale, responsabile anche della sua conservazione.
I film della Germania dell’Est sono destinati a un target specifico?
Ci sono persone, naturalmente, che sono cresciute con i film della DEFA: ci scrivono, chiedono di vedere in televisione determinate pellicole o star. Attualmente vengono ancora vendute decine di migliaia di DVD ogni anno, soprattutto film per bambini e fiabe, e la stragrande maggioranza di questi viene distribuita nella Germania dell’Est. Poi ci sono film che vanno in tutta la Germania e anche in ambito internazionale, ad esempio Jakob il bugiardo [titolo originale: Jakob der Lügner] di Frank Beyer. Un target importante sono anche gli USA, dove la DEFA Film Library opera a stretto contatto con il Goethe-Institut e distribuisce i film della DEFA alla comunità scientifica statunitense.
Cosa ci dice delle giovani generazioni in Germania?
Non li troverete alla tv, e questa generazione non compra neanche i DVD. Ecco perché la questione più urgente è accedere al mercato online, cioè essere presenti sul maggior numero possibile di piattaforme di streaming. Su YouTube abbiamo ora il canale ufficiale “DEFA-Filmwelt”, gestito dal nostro partner di distribuzione ICESTORM.
Ma ai giovani interessano i film della DDR?
Be’, per permettere questo, ovviamente, è necessario pubblicizzare questi film, e da un lato lo si può fare tramite social network. Un altro punto chiave, per me, è integrare maggiormente le produzioni della DEFA in ambito accademico. Si possono impiegare in differenti corsi di studio per analizzare alcuni aspetti della vita nella DDR, come l’estetica cinematografica o la moda, ma si potrebbero studiare anche come parte della storia del cinema europeo. Dopotutto, i registi della DEFA, proprio come quelli della Germania Ovest, si sono sempre confrontati con i loro vicini dell’Europa orientale e occidentale. Movimenti come la nouvelle vague polacca o quella francese hanno influenzato anche il linguaggio cinematografico dei registi tedeschi, sia a Est che a Ovest.
Per accedere al mercato online, i film devono essere digitalizzati. Data la grande quantità a notevole mole di film, come decidete in che ordine procedere?
Per la digitalizzazione cerchiamo di trovare un equilibrio, ad esempio tra i diversi generi, ma anche tra necessità commerciali e interesse curatoriale. Se arriva una richiesta di un film da parte di un’emittente televisiva, ovviamente gli si dà priorità nella digitalizzazione, perché è chiaro che in questo modo arriverà agli spettatori. Non dimentichiamo che la digitalizzazione è una lavorazione molto impegnativa, capillare e quindi costosa, che richiede diverse settimane – se non mesi – per ogni film. La nostra ambizione è dare al film digitalizzato la stessa qualità della prima pellicola, e per raggiungere quest’obiettivo correggiamo accuratamente il colore e facciamo accurati ritocchi, se possibile in collaborazione con i rispettivi registi e direttori della fotografia.
Percepisce pregiudizi da parte della Germania occidentali rispetto ai film della DDR?
No, nel quotidiano non affrontiamo pregiudizi di questo genere.
Nel 2008 il regista Volker Schlöndorff si è espresso in maniera apertamente critica, affermando tra l’altro: “I film della DEFA erano orribili”. Successivamente ha ritrattato. Lei era già alla fondazione DEFA; quali sono state le reazioni?
Lo sconcerto è stato notevole e ha lasciato una sensazione spiacevole, soprattutto in considerazione degli anni oramai trascorsi dalla caduta del Muro. Credo che le discussioni sull’identità della Germania Est e il non sentirsi presi sul serio derivino anche da frasi di quel genere, forse pronunciate senza riflettere.
Che i film della DDR fossero propaganda è un pregiudizio o un fatto?
La generalizzazione è un pregiudizio. È corretto invece affermare che la DEFA apparteneva all’apparato statale; era un “volkseigener Betrieb” (VEB), un’azienda di Stato. Presso il Ministero della Cultura c’era l’Amministrazione Centrale per il film, che doveva approvare ogni pellicola, e quindi è comprensibile che si possa pensare che tutti i film della DEFA fossero di propaganda, o almeno politicamente schierati, ma in realtà non è così: nel corso del mezzo secolo in cui ha operato la DEFA ci sono state fasi estremamente restrittive, ma anche altre in cui si potevano produrre dei film che, visti oggi, ci si chiede come avessero fatto ad ottenere l’autorizzazione.
Il 3 ottobre 2020 in Germania si commemora il trentennale della riunificazione. Ha un film da suggerire?
Unsere Kinder [I nostri figli], documentario di Roland Steiner sui vari movimenti giovanili di Berlino Est alla fine degli anni ’80, dai goth-punk ai neonazisti. Il film la dice lunga sulla DDR di quel periodo, e forse anche su quanto è accaduto dopo nei Länder dell’Est. È comunque uno dei tanti film che appartengono al patrimonio cinematografico della DDR e che vale la pena vedere.