Podcast

Riguardo alle parole © Goethe-Institut Italien | Grafica: Massimiliano Emili

La serie nasce dalla necessità di uscire dalla formula chiusa del convegno, visto e vissuto da poche persone, e di creare uno spazio virtuale aperto e sempre accessibile, con contributi che toccano numerosi campi del dialogo transculturale. Il titolo gioca con l’idea dell’avere riguardo e cura verso le parole, ma rimanda anche alla necessità di riguardare le parole, portando un nuovo sguardo su di esse. Ogni episodio della serie, pensata come conferenza permanente, accessibile in qualsiasi momento e secondo un ritmo di ascolto individuale, si focalizza su una parola chiave.

Spotify Logo © © Spotify Spotify

Spotify

Apple Music Logo © © Apple Musc Apple Music

Apple

Deezer Logo © © Deezer Deezer

Deezer

RSS Logo © © RSS RSS

RSS

Stitcher Logo © © Stitcher Stitcher

Stitcher

Castbox Logo © © Castbox Castbox

Castbox

Amazon Music © © Amazon Music Amazon Music

Amazon

Pocket Cast © © Pocket Cast Pocket Cast

Pocketcasts

Podcast Addict © © Podcast Addict Podcast Addict

Podcast Addict

#0

Dialogo transculturale

Nell’episodio d’apertura, un contributo a più voci, il direttore del Goethe-Institut Italia Joachim Bernauer delinea la cornice del progetto, le curatrici Viviana Gravano e Giulia Grechi espongono le idee ispiratrici della mostra e dei podcast e le rappresentanti del MuCiv Gaia Delpino e Rosa Anna Di Lella ripercorrono la storia dell’ex Museo coloniale, interrogandosi su come trasformare un museo etnografico in un laboratorio di decolonizzazione.


#1

La danza dell’orice

La scrittrice italo-somala Ubah Cristina Ali Farah riflette sugli stretti legami tra la storia contemporanea e l’eredità coloniale a partire dal suo componimento poetico Axum e dal suo racconto La danza dell’orice.

#2

Resistance

Maria Thereza Alves legge dal suo libro Thieves and Murderers in Naples (2020), in cui rievoca la storia del museo di Villa Pignatelli a Napoli, ripercorrendo le vicende che hanno unito il quinto discendente di Hernán Cortés, invasore del Messico, e la famiglia Pignatelli.

#3

Reimagining the museum

Nelle collezioni e nei musei etnografici c’è bisogno di ridefinire gli spazi. Clémentine Deliss immagina un terzo spazio in cui far dialogare tra loro gli artefatti, uno spazio di ricerca al di fuori delle pratiche consumistiche e della pubblica esposizione di oggetti.

#4

Harnet

Nel progetto Harnet Streets: contro-mappe eritree in Roma, Tezeta utilizza l’odonomastica come stimolo narrativo per tracciare una mappa urbana fatta di contro-narrazioni per leggere, in controluce, la storia del colonialismo italiano in Eritrea.

#5

Nome

Sembra un’etichetta innocente, eppure il nome è anche un atto di potere: la pratica coloniale di dare nomi a luoghi, gruppi umani o campioni botanici ha aiutato il colonialismo e la sua narrazione. Beatrice Falcucci riflette sull’atto del (ri)nominare sotto questa luce.

#6

Decolonializzazione

Che differenza c’è tra colonialismo e colonialità? Come ridistribuire risorse e potere in un museo etnografico? Mackda Ghebremariam Tesfaù riflette sulla decolonializzazione dei musei e sull’importanza degli spazi vuoti, al di là delle pratiche di restituzione delle opere.

#7

The right to opacity

A partire da esempi concreti di progetti e laboratori, Jana Johanna Haeckel parla del concetto di opacità quale principio che aiuta a vivere e condividere la diversità culturale, abbandonando le visioni semplificatrici e ingannevolmente “trasparenti”.

#8

Deistituzionalizzazione

Come fare del museo etnografico un laboratorio di decolonizzazione? Wissal Houbabi affronta la necessità di rimettere in discussione l’idea eurocentrica di museo, sottolineando l’importanza di avviare un lavoro a stretto contatto con le comunità di riferimento.

#9

Cinema

Luca Peretti passa in rassegna molti film, da Petrolio nelle dune (1967, produzione Eni), che rimuove completamente il colonialismo in Libia, fino a Tolo Tolo (Checco Zalone, 2020), che mette a nudo le forme della colonialità che ancora infestano il nostro presente.

#10

Self-discovery

A chi parlano oggi i musei etnografici? Prendendo le mosse dalla rappresentazione identitaria dell’altro, Adama Sanneh riflette sulla possibilità del museo etnografico di far invertire lo sguardo del visitatore, per riscoprire qualcosa di noi e della nostra storia.

Top