“Io e Melek” di Lina Ehrentraut
Un corpo nuovo per andare in un mondo nuovo, e lì ritrovarsi

Illustrazione tratta da <i>Io e Melek</i>, graphic novel di Lina Ehrentraut
Illustrazione tratta da Io e Melek, graphic novel di Lina Ehrentraut | © Canicola Edizioni 2021

Nici ha un obiettivo, un obiettivo importante che necessita di zero distrazioni. “Prima avevo un mucchio di roba. Vestiti, libri, dischi, figurine, piante e tutto il resto. Mi sono sbarazzata di tutto. Ora posso concentrarmi meglio sul mio lavoro”. Il suo lavoro, il suo progetto, è realizzare un macchinario che le permetta di viaggiare tra le dimensioni, e un corpo adeguato da utilizzare per il viaggio. Un corpo perfetto, resistente, adatto all’impresa. Lo chiamerà Melek.
La macchina funziona, il corpo funziona, la realtà cambia. Siamo altrove. E Melek incontra una Nici alternativa, uguale eppure diversa…

Di Matteo Gaspari

Io e Melek è il primo graphic novel di Lina Ehrentraut. È stato pubblicato in Germania da Edition Moderne e in italiano, in occasione di BilBOlbul 2021, da Canicola Edizioni che ne ha curato anche una mostra durante Bologna Children’s Book Fair nell’ambito di BOOM! – Crescere nei libri.

Viaggiare lontanissimo, sicure di non perdersi

Il viaggio in altre dimensioni è un perfetto cavallo di Troia per l’esplorazione dell’identità e per il confronto con un sé sempre in divenire, come ben dimostrato dal mirabile Io e Melek di Lina Ehrentraut. La protagonista, Nici, lavora da anni a un progetto scientifico rivoluzionario: una macchina che le permetta di viaggiare in altri mondi e un corpo perfetto che le consenta di resistere alla trasferta. Lo chiama Melek, questo capolavoro di tecnologia tecno-organica. E già dal titolo allora la questione identitaria si fa evidente: c’è un “io” e c’è un “Melek”, solo che “io” e “Melek” sono in qualche misura la stessa persona.
  • Illustrazione tratta da <i>Io e Melek</i>, graphic novel di Lina Ehrentraut © Canicola Edizioni 2021

    Illustrazione tratta da Io e Melek, graphic novel di Lina Ehrentraut

  • Illustrazione tratta da <i>Io e Melek</i>, graphic novel di Lina Ehrentraut © Canicola Edizioni 2021

    Illustrazione tratta da Io e Melek, graphic novel di Lina Ehrentraut

  • Illustrazione tratta da <i>Io e Melek</i>, graphic novel di Lina Ehrentraut © Canicola Edizioni 2021

    Illustrazione tratta da Io e Melek, graphic novel di Lina Ehrentraut

  • Illustrazione tratta da <i>Io e Melek</i>, graphic novel di Lina Ehrentraut © Canicola Edizioni 2021

    Illustrazione tratta da Io e Melek, graphic novel di Lina Ehrentraut

  • Illustrazione tratta da <i>Io e Melek</i>, graphic novel di Lina Ehrentraut © Canicola Edizioni 2021

    Illustrazione tratta da Io e Melek, graphic novel di Lina Ehrentraut

Giunta nella nuova dimensione Nici, nel corpo di Melek, incontra un’altra se stessa, una versione alternativa di Nici. Anche queste due Nici sono in qualche misura la stessa persona. La prima è vestita di un nero monocromo che riflette il suo vivere spurgato da ogni cosa che possa essere d’intralcio alla sua ossessione. La seconda lavora in un bar, veste tutto colorato, prende la vita con una leggerezza che la nostra protagonista ha forse dimenticato.

Nel corso di una bella chiacchierata che ho avuto il piacere di intrattenere con Ehrentraut durante Bologna Children’s Book Fair parlavamo proprio di questo. “Ho ragionato molto sul modo in cui la moda e il modo di vestire costruiscono l’identità, almeno a prima vista. Quindi questo è diventato un po’ il punto principale del libro: una storia su due persone che sono la stessa persona ma che volevo fossero diverse su un piano visivo. Nei fumetti non senti le voci, quindi doveva esserci una differenza visiva per influenzare quello che il lettore o la lettrice pensano dei due personaggi”.

Una storia su due persone che sono la stessa persona. È una buona sinossi per Io e Melek. Perché le due Nici sono al contempo uguali e diversissime, una distanza nell’aspetto esteriore ulteriormente accresciuta dall’intermediario corporeo Melek. In questo senso, la domanda “chi è davvero la persona che indossa quei vestiti?” si trasforma in un’altra: “chi è la persona che indossa quel corpo?”. E soprattutto, cosa accade a quella persona, così dedita al lavoro e a null’altro, così convinta d’esser cresciuta oltre l’infantile far nulla e il collezionare facezie, quando viene a contatto con una se stessa così diversa – felice, forse persino superficiale, capace di godere delle piccole cose – eppure incontrovertibilmente possibile? Cosa ci accade quando siamo obbligati a confrontarci con la possibilità, qui resa manifesta e tangibile, di un’alternativa alla realtà che conosciamo?

Dal bianco e nero al colore, alternative possibili

Nel caso specifico, succede che le due si innamorano. Ma questa è una storia di due persone che sono la stessa persona e quindi l’amore, fisico o emotivo che sia, assume tutta una serie di altri significati. È sesso o masturbazione? Nici-Melek sta amando la “nuova” Nici o sta scoprendo d’amare se stessa? Magari una versione migliore di se stessa?

“È un’idea con la quale volevo giocare un po’, perché all’inizio la Nici che viaggia nell’altra dimensione afferma di aver superato, di essersi lasciata alle spalle tutte quelle cose che caratterizzano la nuova Nici. Pensa di esser diventata migliore.”, continua Ehrentraut. “Credo che si sia innamorata di un aspetto di sé che aveva dimenticato, di qualcosa che si era preclusa. In questo senso per la nuova Nici è sesso con un’altra persona, per l’altra è sesso con se stessa”.

La loro storia non può che finire male, qualcosa va storto e la Nici-Melek è catapultata a casa senza alcuna speranza di ritrovare quell’altra sé che all’inizio guardava con giudizio ma che forse le ha ricordato che c’è un’alternativa alla sua ossessione lavorativa. È disperata. Ma c’è un briciolo di speranza: “a un certo punto realizza che la sua vita non è finita. Si dice che ha visto se stessa fare delle cose che non avrebbe mai immaginato, che c’è un futuro diverso”.

Io e Melek parte da un dispositivo narrativo lineare e a dirla tutta non così nuovo. Ehrentraut stessa conferma d’essere un’appassionata di fantascienza e narrativa di genere, e di apprezzare come soprattutto questo tipo di fantascienza “leggera” permetta una riflessione su questioni più profonde. E quanta profondità c’è in questo libro: come vediamo noi stessi, cosa pensiamo di noi e di ciò che siamo stati, come intendiamo la nostra immagine e il nostro corpo. E tutto ciò senza nemmeno entrare nella componente sessuale, che meriterebbe un approfondimento a parte.

Questa complessità non nasce da sola e non emerge certo dal mero ingranaggio del viaggio dimensionale, quanto semmai dalla capacità ineffabile dell’autrice esplorare questioni tanto complesse e dispiegarle sulla tavola con brutale dolcezza e, forse soprattutto, da un uso sorprendente e consapevole del linguaggio fumetto.

A colpire, fin dalle prime pagine, è l’alternanza tra tavole d’un bianco e nero quasi brutale e dipinti a colori, spesso astratti, che approfondiscono il peso emotivo delle situazioni. “Quando leggo fumetti mi trovo a procedere molto velocemente, soprattutto alla prima lettura scorro tra le pagine una dopo l’altra senza fermarmi. Spero che queste pagine a colori, dipinti, generino delle piccole pause in chi legge”.

Sono in effetti tavole sulle quali indugiare. Come a tirare un respiro e riflettere su quanto accaduto nel succedersi delle brutali vignette in bianco e nero, vergate da un lettering inospitale. E in quel respiro lasciarsi investire dalle piccole cose, dal peso emotivo di questo viaggio che, attraverso le dimensioni e gli universi alternativi, ci porta alla scoperta di sé.
 

Lina Ehrentraut

È nata nel 1993 e vive a Lipsia, dove si è diplomata in illustrazione all’Accademia di Arti Visive. Nel 2016 ha ricevuto una menzione d’onore in occasione della Fiera del libro per ragazzi di Bologna, mentre nel 2019 ha vinto il premio e.o.plauen Förderpreis con Io e Melek, il suo primo graphic novel.

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