Giornata internazionale delle foreste
Il ruolo dei boschi per la società tedesca

In Germania l’importanza dei boschi è evidente da secoli, a cominciare dal Medioevo per la carenza di legname, passando all’epoca romantica, che ne vide il potere caratterizzante, fino alla paura della loro morte negli anni Ottanta. Per la Giornata internazionale delle foreste, diamo uno sguardo alla loro storia.
Di Lena Maurer
La morte dei boschi fu lo spauracchio della campagna elettorale del 1983 in Germania: tutti i partiti politici inserirono la questione nei programmi elettorali, i Verdi conquistarono per la prima volta dei seggi nel Bundestag e anche Helmut Kohl, cancelliere federale neoeletto, nel discorso di insediamento al governo parlò dei danni allarmanti subiti dal patrimonio forestale e della sua grande importanza per l’acqua, la salute, il clima e il paesaggio culturale tedesco.
Nel contesto europeo, però, i tedeschi rimasero quasi isolati: la paura raggiunse solo Austria e Svizzera, mentre la Francia guardava i vicini tedeschi con fare compassionevole, quando si parlava di piogge acide e di “Waldsterben”, usando proprio il termine tedesco, come se il problema fosse confinato, benché in realtà esistessero dati simili anche sulla morte delle foreste francesi.
Il grande impatto avuto invece in Germania si può probabilmente imputare anche alla storia del Paese, che ha visto la vita e la cultura dei tedeschi sempre strettamente legate al bosco.
Il legno, materia prima e fonte di energia, segna il Medioevo
Nel Medioevo il bosco, fornitore di quella materia prima che è il legno, aveva la stessa rilevanza che ha oggi il petrolio: era indispensabile per costruire case, ponti o navi, veniva utilizzato per il riscaldamento e per realizzare di tutto, dalle carrozze alle botti. Inoltre, in Germania si trovavano diverse importanti regioni minerarie e anche queste richiedevano grandi quantità di legno, ad esempio per stabilizzare i pozzi o fondere il ferro.Con il progressivo deforestamento, ci si rese conto che il legno non era disponibile in quantità illimitate e si comprese la portata della dipendenza umana dalla natura. In particolare le città in rapida crescita avevano un elevato fabbisogno di legno: la sola costruzione della Frauenkirche di Monaco, ad esempio, richiese l’abbattimento di 20.000 alberi. Per poter soddisfare il fabbisogno di legno anche in futuro, furono quindi introdotte per la prima volta delle misure di tutela forestale: fu vietato il pascolo degli animali nei boschi e si decisero pesanti sanzioni per il danneggiamento degli alberi.
I boschi misti, caratteristici in Germania fino al Medioevo, si erano fortemente rimpiccioliti a causa dell’enorme domanda di legname, tanto che attorno al 1400, le aree boschive si erano ridotte ad appena un quarto della superficie totale della Germania. Per fare un paragone, oggi i boschi costituiscono un terzo del territorio tedesco.

Albrecht Dürer – Lo stagno nel bosco, 1497 | Foto: picture alliance / akg-images | akg-images
In Germania, la scarsità di legname indusse a riflettere per la prima volta sul concetto di sostenibilità: poiché nel 1713 la regione di Freiberg, in Sassonia, era stata quasi completamente disboscata per permettere l’estrazione di minerali d’argento, l’allora sovrintendente Hans Carl von Carlowitz impose un «uso continuo, costante e sostenibile delle foreste», riferendosi non solo all’ambiente, ma considerando anche aspetti socioeconomici e tutelando quindi sia i meno abbienti, sia le generazioni future.
La nascita del mito della “foresta tedesca” nel Romanticismo
In Germania, l’elevato fabbisogno di legname comportò misure di tutela delle foreste, la conoscenza di metodi di rimboschimento e il concetto di sostenibilità. Il bosco, comunque, ha influenzato la società e la cultura tedesca anche sotto altri aspetti.Nel Romanticismo, nacquero dei miti attorno ai boschi, che vennero trasfigurati in simboli capaci di distinguere i tedeschi dalle altre nazioni. Si fecero risalire questi concetti all’antica Roma e ai racconti sui Germani di Tacito, che descriveva le battaglie tra i Romani e i Germani che abitavano i boschi, sottolineando quanto fosse spaventosa quella regione così fittamente ricoperta di foreste.
Anche se oggi sappiamo che Tacito in Germania non mise mai piede e che i suoi resoconti vanno visti come storie dalla valenza politica provenienti dall’Impero Romano, all’inizio del XIX secolo quegli scritti erano considerati una fonte storica e come tali furono trasmessi fino al XX secolo.
Nel XIX secolo, attraverso i racconti sugli eroici Germani in relazione alle guerre di liberazione contro Napoleone, nell’immaginario romantico la foresta divenne simbolo dei tedeschi. Scrittori come Heinrich Heine e Ludwig Tieck coniarono il concetto di “Waldeinsamkeit”, l’essere soli in un bosco; i fratelli Grimm scrissero le loro storie e Caspar David Friedrich dipinse il Cacciatore nella foresta, che ritraeva un soldato francese nel mezzo di un minaccioso bosco germanico. Tutto ciò contribuì alla nascita del mito della “foresta tedesca”.

Dettaglio del dipinto di Caspar David Friedrich Cacciatore nella foresta, 1814 | Foto: picture-alliance / akg-images | akg-images
Il “popolo della foresta” nel nazionalsocialismo
Le storie sui popoli germanici furono riprese dai nazisti e la “foresta tedesca” fu strumentalizzata politicamente. Gli scrittori nazisti definivano i tedeschi come “popolo della foresta” e l’amore per la foresta veniva considerato puramente tedesco. Al contrario, gli ebrei erano considerati “popolo del deserto”, dannoso per la foresta.Persino l’ampliamento dell’autostrada nazista fu collegato al concetto di “foresta tedesca”: le strade e il cosiddetto “Autowandern” (fare escursioni in automobile) dovevano agevolare ai tedeschi l’accesso alla natura. Il fatto che innumerevoli alberi fossero stati abbattuti per la costruzione dell’autostrada, invece, passò sotto silenzio.
La morte dei boschi negli anni ’80 e oggi
La strumentalizzazione politica della foresta si ridimensionò nel dopoguerra, quando i boschi furono scelti piuttosto come luoghi in cui ritirarsi alla ricerca di riposo, in contrasto con le città bombardate.Sulla base di considerazioni ecologiche, i boschi tornarono al centro del dibattito politico solo negli anni ’80: “La foresta sta morendo”, titolò Der Spiegel, e come responsabili di questa morte furono individuati le piogge acide e i gas di scarico. Come reazione politica alla pressione della popolazione, il governo Kohl introdusse standard ambientali per ridurre drasticamente l’inquinamento. Di fatto, la morte dei boschi non si verificò, ma è controverso se il merito sia attribuibile o no alle misure adottate; è noto, tuttavia, che i regolamenti emanati migliorarono significativamente la qualità dell’aria.

Manifestazione contro della morte dei boschi nell’Alta Foresta Nera (foto del 18/10/1986) | Foto: picture-alliance / Friedemann Vetter | Friedemann Vetter
Della morte dei boschi, però, oggi non si parla, nonostante il loro stato di salute sia peggiorato rispetto agli anni ’80.