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Premio italo-tedesco per la traduzione
Il traduttore, una professione oltre gli stereotipi

Affinità elettive 2021
© Goethe-Institut Rom | Grafica: Eleonora Salerno

Con la manifestazione “Affinità elettive – dialoghi italo tedeschi sulla traduzione”, a Roma dal 12 al 15 luglio, le maggiori istituzioni culturali di Italia e Germania vogliono mettere a fuoco le relazioni tra i due Paesi, scegliendo come punto di contatto il difficile lavoro del traduttore.

Di Giovanni Giusti

Abbiamo incontrato Luigi Reitani, traduttore, ordinario di Letteratura tedesca all’Università di Udine, direttore editoriale dell’Istituto Italiano di Studi Germanici, uno degli enti organizzatori dell’incontro.
 
Nel panorama letterario odierno come possiamo inquadrare la figura del traduttore?

Credo sia importante partire da una premessa, che non è tanto culturale quanto economica, cioè che la maggior parte dei libri oggi sul mercato sono libri tradotti e dunque il traduttore è una figura professionale fondamentale. Non avremmo tutti i libri che troviamo in libreria o altrove se non ci fossero le traduzioni, se non ci fosse qualcuno che media tra una lingua e l’altra. Una mediazione che non è solo linguistica, ma anche culturale, perché dietro ogni scelta lessicale, ogni scelta stilistica, c’è sempre la conoscenza di un contesto preciso. Per conoscere la lingua, e soprattutto per poter tradurre i testi di quella lingua, occorre avere sia una conoscenza della cultura del Paese o dei Paesi in cui quella lingua è parlata, sia una conoscenza della propria cultura, della propria lingua. Non si tratta però di fare del traduttore una star, si tratta di dargli quello che gli spetta, un riconoscimento innanzitutto economico e poi anche professionale. Si tratta di prendere sul serio questa figura, formandola, dandogli la possibilità di aggiornarsi, permettendogli momenti di incontro, di scambio.

Portare la cultura di un Paese in un altro paese 


“Affinità elettive” può essere proprio l’occasione di uno di questi momenti di scambio tra traduttori, e di conseguenza tra la cultura italiana e quella tedesca.

L’idea è quella di fare incontrare i traduttori, di mettere a confronto le esperienze, professionali e di vita, perché ogni traduttore porta con sé una storia, porta con sé una biografia. Dietro i sedici traduttori partecipanti ci sono altrettante storie, altrettanti approcci. È un po’ la storia della nostra Europa, una storia di intrecci, di incroci. Le relazioni italo-tedesche sono fondamentali per la costruzione del progetto europeo, e direi che mai come in questo momento c’è bisogno di rinsaldarle. C’è bisogno di competenze, di conoscenze che abbattano pregiudizi, c’è bisogno di uomini e di donne che per la loro esperienza, per la loro cultura, siano in grado di far conoscere chi siamo gli uni agli altri. In fondo la traduzione fa questo, porta la cultura di un Paese in un altro Paese.

Antonello da Messina - St. Jerome in his study Antonello da Messina - St. Jerome in his study | © National Gallery London Uno degli stereotipi sul traduttore è che viva isolato, trincerato in uno studio, circondato da una massa di libri, da solo con il testo. Abbiamo l’immagine di San Girolamo nel suo studio che traduce la Bibbia nello splendido dipinto di Antonello da Messina, lo si vede dentro questo suo studiolo, circondato dai testi sacri e non c’è nessuno che lo disturba. Ma in realtà non è così, il traduttore vive dentro un intreccio, dentro una rete, ha a che fare con una casa editrice, con un editor, ha a che fare con un autore, quando l’autore è vivente.
 

Qual è il suo ruolo nella manifestazione?

Sono stato interpellato come interlocutore dell’Istituto Italiano di Studi Germanici che la co-organizza e ho avuto un ruolo nel coordinamento scientifico dell’iniziativa. Poi volentieri ho messo a disposizione il mio bagaglio di traduttore, di germanista, di organizzatore di eventi, del periodo in cui sono stato direttore dell’Istituto italiano di cultura di Berlino.

Non solo narrativa 


Per concludere, c’è ancora qualche nicchia, tra le due letterature, di traduzione non fatta o poco praticata o esplorata?

C’è molto ancora da conoscere e da scoprire, c’è tutta una saggistica italiana del ’900 che non è nota in Germania, ci sono grandi classici che sono stati poco tradotti, o che non sono mai stati integralmente tradotti, penso allo Zibaldone di Leopardi, penso ai Trionfi di Petrarca, o a poeti come Heine per la Germania. Per quanto riguarda invece la letteratura contemporanea direi che sarebbe importante tradurre non solo narrativa, sarebbe importante aprirsi anche ad altri generi come il teatro tedesco o la poesia italiana che attualmente sono di grande rilievo.

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