Byung-Chul Han
L’inattività è ciò che ci rende umani
I capelli raccolti in un codino e gli abiti informali, Byung-Chul Han è perfettamente a suo agio di fronte al pubblico che riempie l’Auditorium del Goethe-Institut e che non perde una parola di ogni sua frase. Byung-Chul Han è un filosofo tra i più letti e più tradotti tra i contemporanei, è nato in Corea, ma vive da molti anni in Germania, dove insegna Filosofia e Studi Culturali alla Universität der Künste di Berlino.
Di Giovanni Giusti
La lectio magistralis inizia con il racconto di un viaggio, il suo, trentasette anni fa, dalla Corea alla Germania. “Per me viaggiare significa trasformare la mia anima” dice, quasi come un aforisma. Byung-Chul Han si fermerà a Roma per qualche tempo, proprio da viaggiatore, come si definisce, e non da turista, ospite dell’Accademia Tedesca a Villa Massimo.
LA PANDEMIA E LA SOCIETÀ DELLA STANCHEZZA
“La società della stanchezza”, pubblicato in Italia da Nottetempo nel 2012, è forse il suo libro più conosciuto, tradotto in più di 20 lingue, e che sta rivedendo alla luce degli effetti della pandemia. “La pandemia ci ha lasciato più depressi” dice “e l’ozio della pandemia ci ha stancati. Perché siamo così stanchi? La stanchezza è diventata un fenomeno a sé, sembra esserci una pandemia della stanchezza.”La pandemia ha messo in luce i sintomi di una malattia di cui la società già soffriva. “Quella strana stanchezza che abbiamo e che non finisce con il nostro lavoro”, secondo Byung-Chul Han “ci accompagna anche nel tempo libero. È possibile riprendersi dalla stanchezza del lavoro ma non dalla stanchezza che deriva dall’ansia da prestazione”. Fino al paradosso che è proprio la nostra libertà a produrre le costrizioni che ci portano alla depressione e al burnout. E simbolo di questa costrizione è lo smartphone, “un campo di lavoro mobile che funzione senza guardie” lo definisce, “e il like è un amen digitale, quando mettiamo un like ci sottomettiamo. Lo smartphone è un confessionale dove non chiediamo perdono ma attenzione, e il like è la benedizione che ci salva.”
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