Clima e ambiente
Il movimento ambientalista tedesco si trasforma
Dopo la pandemia, anche per il susseguirsi di altre crisi, la questione della tutela del clima e dell’ambiente è passata in secondo piano. Secondo gli esperti, non è una novità, ma oggi c’è un nuovo pericolo che arriva da destra.
Di Deborah Hohmann
Di tanto in tanto, per la protezione dell’ambiente e del clima si aprono brevi finestre temporali che riportano il tema al centro dell’attenzione. Una di queste finestre si è aperta nel 2019, quando Fridays for Future ha organizzato il più grande sciopero globale per il clima mai visto fino a quel momento, con 1 milione e 400mila persone scese in piazza solo in Germania. Poco tempo dopo, tuttavia, l’interesse per la protezione dell’ambiente e del clima è nuovamente calato. Durante la campagna elettorale di quest’anno per il Bundestag il tema è stato decisamente trascurato e i Verdi hanno perso il 3% dei consensi. Cosa è successo? E qual è oggi il grado di interesse e di impegno ecologico dei tedeschi?
Il movimento ambientalista tedesco
In Germania il movimento ambientalista è sempre stato influenzato dagli eventi in corso nel mondo. La crisi petrolifera degli anni ’70 e i progetti delle nuove centrali nucleari hanno spinto molte persone a protestare contro l’energia nucleare, dando slancio all’intero ambientalismo. Dagli anni ’90, le grandi organizzazioni ecologiste hanno maggiormente investito in risorse e strutture, vedendo crescere il numero di membri e sostenitori e, in parallelo, anche budget e personale.
Manifestazione degli anni ’70: agricoltori e gran parte della popolazione della regione del Wendland (Bassa Sassonia) protestano contro l’energia nucleare e il progetto di costruzione a Gorleben di un deposito finale di scorie radioattive. | Foto (particolare) © picture alliance / Klaus Rose | Klaus Rose
La maggiore associazione ambientalista tedesca (NABU – Naturschutzbund Deutschland) supera oggi con i suoi 960 mila membri quelli dei due principali partiti politici messi insieme, CDU e SPD, che contano circa 400 mila iscritti ciascuno. In Germania, le associazioni che si dedicano essenzialmente alla tutela della natura e dell’ambiente sono circa 33 mila.
Per quanto variegato e complesso possa essere il movimento ambientalista, due elementi accomunano chi ne fa parte: il primo è che l’essere umano viene visto come parte (e non come nemico) degli ecosistemi; il secondo è che per raggiungere gli obiettivi non è contemplato l’uso della violenza. Non è così ovunque: secondo quanto emerge dal World Value Survey, se per l’85% dei membri del movimento ambientalista tedesco non è mai giustificata la violenza politica, negli Stati Uniti, ad esempio, la pensa allo stesso modo soltanto il 42% delle persone.
Chi si impegna per l’ambiente?
Secondo il World Value Survey, in Germania fa parte di un’organizzazione ambientalista circa il 10% della popolazione, un dato che colloca la Germania in una fascia medio-bassa rispetto ad altri Paesi. Il Paese con la quota più alta di impegno ecologista è il Kenya, con quasi il 40%, ma anche altri Paesi del Sud globale mostrano un alto livello di impegno ecologista.
Negli ultimi anni, molti nuovi volti si sono uniti al movimento ambientalista tedesco. Uno dei più noti è quello dell’attivista Luisa Neubauer, una delle principali organizzatrici di Fridays for Future, che insieme agli altri membri è riuscita a convincere molte persone dell’importanza e della necessità di una maggiore tutela del clima. Nel 2020, la consapevolezza ambientale in Germania ha raggiunto il suo apice: secondo uno studio dell’Umweltbundesamt, l’Agenzia federale per l’ambiente, il 65% degli intervistati considerava molto importante la protezione dell’ambiente e del clima.
La consapevolezza ambientale oggi
Dopo l’inizio della pandemia, questa consapevolezza è calata, tornando ai livelli del 2016: secondo lo studio più recente dell’Agenzia federale per l’ambiente, a considerare molto importante la protezione dell’ambiente e del clima è ora il 54% degli intervistati e Fridays for Future si trova a dover affrontare un calo significativo dell’impegno. Per gli esperti, il minor grado di coscienza ecologica non è dovuto solo alla pandemia, ma anche alle numerose altre crisi degli ultimi anni, come la guerra in Ucraina, le tensioni geopolitiche, l’aumento del prezzo dell’energia e del costo della vita. Tutto ciò, riferisce l’Agenzia federale per l’ambiente, avrebbe oscurato l’importanza sociale della protezione ambientale e climatica, ma al calo potrebbero aver contribuito anche le azioni controverse del gruppo di protesta “Letzte Generation” e il dibattito sulla cosiddetta “legge sul riscaldamento”.
Attivisti del gruppo “Letzte Generation” bloccano il traffico a Potsdamer Platz (Berlino). | Foto (particolare) © picture alliance / SZ Photo | Christian Mang
Strumentalizzazioni dall’estrema destra
In un contesto contraddittorio, da alcuni anni anche gruppi ultraconservatori e di estrema destra cercano di trarre vantaggio dalla questione della tutela dell’ambiente: mentre ultraconservatori come la VLAB (Associazione Bavarese per la Tutela della Biodiversità) si oppongono essenzialmente agli impianti eolici, il partito di estrema destra AfD sfrutta il tema per fomentare sentimenti negativi contro le persone, affermando, sotto la maschera di una presunta “sostenibilità ecologica”, che un certo habitat può ospitare solo un numero limitato di esseri viventi e strumentalizzando in tal modo la protezione ambientale per promuovere politiche migratorie inumane.
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