Inclusione
Vedere i non udenti, ascoltare le loro richieste
Il Canada non sarà un modello di efficienza, ma non è neanche un caso disperato e, lento ma sicuro, compie passi in avanti verso l’abbattimento delle barriere architettoniche per audiolesi e non udenti.
Di André Lavoie
Non tutto il male vien per nuocere, e il bene a volte arriva insperato.
Ci è voluta la gravità della diffusione del Covid-19 per far comparire sugli schermi gli interpreti di lingua dei segni, una rarità [in Canada, N.d.T.] prima delle famose conferenze stampa quotidiane del Premier del Quebec François Legault, nei primi mesi dell’emergenza sanitaria nel 2020. La loro presenza ha permesso non solo di informare anche i non udenti della situazione corrente, ma anche di sensibilizzare moltissime persone, considerando che le conferenze stampa, trasmesse su diverse reti televisive, hanno raggiunto picchi di 2.735.000 spettatori. Il Canada, tuttavia, deve ancora recuperare terreno rispetto a Paesi come Israele, l’Australia o la Nuova Zelanda, dove la presenza di questi interpreti nei notiziari televisivi è oramai scontata.
Eppure i non udenti si trovano nell’intero territorio nazionale: secondo l’Associazione canadese dei non udenti, Société canadienne de l’ouїe, le cifre del 2018 erano di 3,15 milioni di audiolesi, 340.000 non udenti e 11.000 sordociechi. Persone forse invisibili per i politici e la società civile? Nel 1990 Gary Malkowski è stato il primo parlamentare non udente eletto in Canada, più precisamente in Ontario, ma il suo esempio non è riuscito ad ispirare grandi cambiamenti, benché i politici, a tutti i livelli di governo, si impegnino sempre più in favore dell’inclusione.
Il Canada ha due lingue ufficiali: il francese e l’inglese. Il loro uso e la loro incentivazione sono regolati da una legge del 1969, che tuttavia non ha portato a quel bilinguismo di tutti i canadesi che sognava l’allora Primo ministro Pierre Elliot Trudeau, padre dell’attuale premier Justin Trudeau. I non udenti, tuttavia, sperano che venga legalmente riconosciuta la loro lingua, o meglio le quattro le lingue dei segni che usano: quella del Québec (Langue des signes québécoise, LSQ), quella americana (American Sign Language, ALS) adottata nel Canada anglofono, quella indigena e quella Inuit utilizzata nel territorio di Nunavut.
In assenza di questo riconoscimento ufficiale, sono numerose le iniziative di integrazione dei non udenti nella sfera pubblica, a sostegno della loro istruzione, dalla scuola primaria all’università, nella formazione di interpreti competenti e infine a favore di una loro rappresentanza, ancora modesta, per la verità, in varie produzioni culturali.
Secondo Alice Dulude, presidente dell’Associazione quebecchese degli interpreti di lingua dei segni (Association québécoise des interprètes en langue des signes, AQILS), però, questi sforzi sono ben lungi dall’essere sufficienti. “La legge canadese sull’eliminazione delle barriere architettoniche, entrata in vigore nel 2019, è stata un passo importante per le persone diversamente abili e per i non udenti, ma secondo le Nazioni Unite il Canada è ancora indietro e potrebbe essere redarguito [dall’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti umani], essendo comunque firmatario della Convenzione sui diritti delle persone diversamente abili. I non udenti eserciteranno indubbiamente una forte pressione per un cambiamento in questo senso”, sottolinea la Dulude, madre di due figli.
E in questo, il riconoscimento ufficiale della lingua dei segni sarebbe senz’altro un inizio, come hanno già dimostrato Paesi diversi tra loro come la Finlandia e il Kenya, il Venezuela e Papua Nuova Guinea, ma anche la Thailandia, l’Islanda e il Portogallo.
Il fattore Covid-19
Mentre si conviene sui tanti progressi indotti dalla pandemia, la loro concretizzazione non è stata sempre rapida, come se le misure sanitarie per i non udenti non fossero urgenti quanto quelle per il resto della popolazione. La regola dell’uso della mascherina negli spazi pubblici ha subito assunto una valenza politica e ha causato enormi difficoltà ai non udenti. “Ci sono voluti nove mesi perché il governo accettasse le mascherine trasparenti”, riferisce Florence Lacombe, seconda presidente AQILS. “Non tutte le persone non udenti leggono il labiale, ma molte informazioni vengono veicolate dalla mimica facciale, e quindi anche dalla bocca. Un esempio che dimostra ancora una volta che siamo perennemente costretti a lottare e a giustificare le nostre necessità”.Altri temono che l’effetto di quest’ondata legata alla pandemia svanisca rapidamente. Chantal Laforest, amministratrice delegata di Alpha Sourds, un’associazione che promuove l’alfabetizzazione dei non udenti nella capitale del Québec, constata purtroppo ogni giorno le conseguenze delle scarse risorse disponibili per l’apprendimento del francese in giovane età, spesso a causa di pregiudizi oppure del fatto che gli immigrati e i rifugiati non udenti appena arrivati in Canada avevano una madrelingua diversa, e a maggior ragione non hanno imparato quella dei segni. “È un analfabetismo che causa grande disagio a queste persone” – lamenta Chantal Laforest – “per cui a volte dobbiamo percorrere strade insolite per soddisfare le numerose richieste”. Ci sono molte più organizzazioni a Montréal che nella città di Québec, ma facciamo del nostro meglio per promuovere l’autostima dei non udenti in generale, perché molti di loro vivono in un profondo isolamento”.
Essere ascoltati e visti
Tra le molte sfide che devono affrontare le persone non udenti ci sono sia l’accesso ai corsi di lingua dei segni, che prima si impara e meglio è, sia i pregiudizi (non si tratta di una disabilità, ma di una cultura con le proprie regole e lingue regionali, numerose quanto le lingue parlate), sia la disponibilità di interpreti, così come la qualità della loro formazione.Lo sa bene Michaël Lelièvre, che lavorato da tempo con chi si esprime nella lingua dei segni e con gli aspiranti interpreti, non solo come insegnante in una scuola secondaria per non udenti, ma anche come docente da trent’anni nel corso di interpretariato Francese/Lingua dei segni quebecchese all’Università del Quebec a Montreal.
Essendo il più giovane di una famiglia di non udenti (genitori, quattro sorelle e un fratello), sa perfettamente quanto sia difficile frequentare una scuola per udenti e vivere l’emarginazione sul mercato del lavoro. Michaël Lelièvre trova incredibile che ai non udenti non vengano offerte maggiori opportunità nonostante la carenza di forza lavoro in tutto il Canada. “Dimostriamo ormai da lungo tempo che siamo creativi e che riusciamo a cavarcela”, sottolinea l’insegnante, laureato in linguistica e specializzato in didattica delle lingue.
A suo avviso, i progressi dovuti alla pandemia potrebbero avere un impatto positivo duraturo se le persone non udenti e i loro interpreti avessero maggiore visibilità. Lo fa ben sperare, per esempio, la curiosità del regista quebecchese Philippe Falardeau (Monsieur Lazhar, The Good Lie, My Salinger Year), che nella sua prima fiction televisiva, intitolata Le temps des framboises (letteralmente Il tempo dei lamponi) e programmata per la primavera 2022, ha voluto un non udente tra i protagonisti. L’idea gli è venuta proprio vedendo gli interpreti di lingua dei segni alle conferenze stampa di François Legault durante la pandemia. “Avendo bisogno di informazioni sui non udenti per capirli a fondo, ha voluto la mia consulenza, anche a sostegno dell’attore Xavier Chalifoux, che ha imparato da me”.
Anche se le disparità regionali in termini di risorse si faranno sentire per molto tempo in Canada, una nazione scarsamente popolata (38 milioni di abitanti) su un’area immensa (9,985 milioni di km²), i non udenti sono più determinati che mai a farsi vedere e sentire.
Tutte le interviste per questo articolo sono state realizzate con la preziosa collaborazione delle interpreti Nathalie Gilbert e Karine Bénard.
Il presente articolo è stato scritto per il magazine culturale online del Goethe-Institut Zeitgeister, che affronta tematiche globali da diverse angolazioni, invitando autrici e autori, esperte ed esperti, attiviste e attivisti e chiunque da tutto il mondo a uno scambio di idee sulla cultura e sulla società. Il magazine offre da punti di vista diversi e internazionali una piattaforma diversificata di scambio a pari livello sulla cultura, sull’arte, sulla scienza, sulla società civile e su temi di particolare rilevanza culturale e sociale.
⇒ Zeitgeister
Commenti
Commenta