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Enciclopedie
Ricordi della Brockhaus

Nel 2007 esce in grande stile l’edizione speciale in 30 volumi dell’enciclopedia tedesca “Brockhaus”, curata nel design dall’attore e artista Armin Mueller-Stahl. Il 2014 segna la fine della versione cartacea.
Nel 2007 esce in grande stile l’edizione speciale in 30 volumi dell’enciclopedia tedesca “Brockhaus”, curata nel design dall’attore e artista Armin Mueller-Stahl. Il 2014 segna la fine della versione cartacea. | Foto (dettaglio): © picture alliance/AP/Jens Meyer

Chi tra gli ultraquarantenni di oggi non ricorda più grossi tomi che occupavano gli scaffali della libreria di casa? Enciclopedie come la tedesca “Brockhaus” sono state il simbolo dell’istruzione e del sapere per eccellenza, finché Internet e Wikipedia non hanno segnato la fine di un’epoca.

Di Matthias Bischoff

Mio nonno amava i cruciverba. Era abbonato solo alla rivista per i programmi tv Hörzu, ma chi lo conosceva, sapeva della sua passione e gli portava le riviste già lette o anche direttamente le pagine dei cruciverba, accuratamente ritagliate. E io non vedevo l’ora che arrivassero le vacanze per sedermi con lui sul divano, con un atlante e l’immancabile dizionario enciclopedico sul tavolo.

Mio nonno faceva il meccanico e non gli sarebbe mai venuto in mente di riempire gli scaffali con una vera e propria enciclopedia. I suoi libri, tra cui un’opera di consultazione in un solo volume illustrato in bianco e nero, non erano edizioni di pregio, provenendo, come quasi tutta la modestissima biblioteca dei miei nonni, dal Club del libro al quale erano iscritti, come milioni di tedeschi negli anni Cinquanta e Sessanta, che permetteva di ricevere un libro ogni tre mesi, per lo più bestseller, a costi contenuti. Quel dizionario enciclopedico era ancora sullo lì scaffale, logoro e foderato da una protezione di plastica, quando siamo andati a svuotare l’appartamento di mio nonno, dopo la sua morte. Per dare un’idea anche visiva delle cose a chi aveva sete di sapere, il Brockhaus era pieno di illustrazioni. Ecco la raffigurazione di un coccodrillo tratta dall’edizione del 1908. Per dare un’idea anche visiva delle cose a chi aveva sete di sapere, il Brockhaus era pieno di illustrazioni. Ecco la raffigurazione di un coccodrillo tratta dall’edizione del 1908. | Foto (dettaglio): © picture alliance/imageBROKE/Karl F. Schöfmann

Vai a guardare nella Brockhaus!

In Germania non c’era praticamente nessuna una famiglia che, oltre all’immancabile Bibbia, non avesse a casa almeno un dizionario enciclopedico, ma non erano in molti ad avere un’enciclopedia in più volumi, e chi poteva sfoggiarne in salotto una da cinque, dieci o addirittura venti grossi volumi si sentiva colto e spesso aveva un alto livello di istruzione, oppure era un arricchito. La prima Brockhaus che ho visto era nella villa di un compagno di scuola, ben disposta in una libreria di teak accanto al pianoforte, e quando andavo da lui a suonare nel pomeriggio, uno di quei libroni faceva sempre bella mostra di sé sul tavolo, accanto ai quaderni dei compiti.

Alla Brockhaus la semplice definizione di “enciclopedia” stava quasi stretta, visto che veniva usata anche per altre opere di consultazione che nessuno nominava: certamente non si sentiva dire “cerca nella Knaurs” o “lo troverai senz’altro sulla Mayer”. Proprio come “il Duden”, “la Brockhaus” era un chiarissimo riferimento e non un’enciclopedia ma l’enciclopedia per eccellenza, la Mercedes delle enciclopedie, per così dire, l’equivalente tedesca delle più rinomate enciclopedie europee, come la francese Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, ritenuta la primissima idea enciclopedica, con i suoi 35 volumi pubblicati tra il 1751 e il 1780 sotto la direzione di Denis Diderot e Jean Baptiste le Rond d’Alembert, contenenti circa 70.000 articoli scritti dai maggiori studiosi dell’epoca. Anche l’Encyclopædia Britannica, pubblicata pochi anni dopo, a partire dal 1768, si basava sulla convinzione illuminista che tutto lo scibile umano dovesse essere reso nella forma più ampia possibile e presentato in modo comprensibile a tutti. Fino ai primi anni del XXI secolo, la Britannica era considerata la pietra miliare del sapere in tutto il mondo anglofono e nessuno ha mai messo in dubbio il suo slogan pubblicitario “When in doubt, look it up. The sum of human knowledge”, che equivaleva più o meno a “Se hai un dubbio, cerca. Compendio del sapere umano”.

Il sapere mondiale su uno scaffale

Il suo nome è sulla bocca di tutti, ma che aspetto aveva il padre di tutte le enciclopedie? Ecco a voi Friedrich Arnold Brockhaus (1772-1823). Il suo nome è sulla bocca di tutti, ma che aspetto aveva il padre di tutte le enciclopedie? Ecco a voi Friedrich Arnold Brockhaus (1772-1823). | Foto (dettaglio): © picture alliance / akg-images Nel mondo di lingua tedesca è il Conversationslexikon mit vorzüglicher Rücksicht auf die gegenwärtigen Zeiten [Enciclopedia di conversazione con eccellente considerazione dei tempi attuali], pubblicato da Renatus Gotthelf Löbel e Christian Wilhelm Franke, a mettere per primo in pratica l’idea di enciclopedia, con i sei volumi pubblicati tra il 1796 e il 1806. Nel 1808 entra però in scena Friedrich Arnold Brockhaus (1772–1823), acquistando alla Fiera del Libro di Lipsia i diritti di pubblicazione e le copie di riserva dell’enciclopedia di Löbel-Franke e commissionando altri altri volumi. Fino al 1811, Brockhaus riesce a vendere solo 2.000 copie della prima edizione del Conversationslexikon, ma alla sua morte, nel 1823, avrà non solo conquistato numerosi professori universitari come autori di contenuti, ma anche affermato il modello commerciale dei volumi supplementari di aggiornamento: i primi enciclopedisti, infatti, non avevano immaginato il vertiginoso progresso scientifico, ma un’enciclopedia, dovendo riflettere lo stato attuale del sapere, richiede una revisione costante, con la nuova stesura o almeno una riformulazione o revisione degli articoli, di edizione in edizione. In tutti i Paesi europei nascono quindi editori specializzati che puntano tutto su compendi aggiornati del sapere e sulla loro diffusione in forma enciclopedica e la condizione essenziale per il loro successo è l’assoluta garanzia di correttezza delle informazioni, e Der Brockhaus, nome con il quale si diffonde l’autorevole opera tedesca di consultazione a partire dalla 17a edizione, diventa proprio sinonimo di affidabilità: chi investe nei numerosi volumi lo fa sapendo di avere un compendio del sapere del mondo a propria disposizione per molti anni, se non per tutta la vita.

La fine di un’epoca

Come molti altri miei coetanei, nati negli anni Cinquanta e Sessanta, ho ricevuto la mia prima enciclopedia come regalo per la Cresima. Ovviamente non la celeberrima Brockhaus, ma i miei dieci volumi rilegati in similpelle li ho comunque messi con orgoglio in bella mostra su uno scaffale della mia libreria. Con loro e come primo membro della famiglia che ha frequentato il ginnasio, sono entrato quasi di diritto nella classe media colta: insieme al Duden, l’enciclopedia era un’opera di consultazione necessaria per tutti i compiti e le ricerche che dovevo fare per la scuola, e allo stesso tempo, per gran parte della popolazione non accademica, un simbolo di avanzamento sociale attraverso l’istruzione. Ancora nel 1980, era solo il 17% degli alunni e delle alunne dell’ultimo anno di scuola a prendere l’“Abitur”, il diploma di maturità.
La Brockhaus alle soglie di una nuova era: nel 1985, esce per la prima volta anche su CD-ROM. La Brockhaus alle soglie di una nuova era: nel 1985, esce per la prima volta anche su CD-ROM. | Foto (dettaglio): © picture alliance/Wolfgang Weihs Non avrei mai creduto che, a distanza di pochi decenni, non sarebbe rimasto nulla di questo mondo che pareva così consolidato. Anche all’inizio del XXI secolo compravo opere di consultazione su CD-ROM e le riponevo sullo scaffale, accuratamente conservate in una custodia: dovevo toccare con mano il sapere, non lo immaginavo fluido, pur essendo ormai consapevole dell’estrema rapidità con cui un’enciclopedia diventava obsoleta. E poi è arrivata Wikipedia, un nuovo strumento di conoscenza che rende superfluo qualsiasi libro e continua l’ideale enciclopedico nell’era digitale: esiste solo online, è supportata da un’enorme community ed è in continuo sviluppo. Se ne leggete un articolo, troverete un riferimento all’ultima revisione, che spesso risale a un paio di mesi, se non settimane prima.

È durata ben due secoli l’era delle enciclopedie cartacee, opere che hanno ampliato l’orizzonte di milioni di persone, definito degli standard e manifestato il credo occidentale del “sapere è potere”. Erano il simbolo tangibile di una società che credeva nell’istruzione attraverso i libri, e quindi, naturalmente, anche un po’ uno status symbol. Il 30 giugno 2014 la Brockhaus ha interrotto la commercializzazione della versione cartacea; l’ultima edizione stampata dell’Encyclopædia Britannica risale addirittura al 2010.

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