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Addio alle lezioni in presenza?
L’intelligenza artificiale per l’apprendimento delle lingue

La marcia delle intelligenze artificiali è inarrestabile e si spinge inconfutabilmente ben oltre il semplice apprezzamento crescente di software interattivi come Alexa, anche se mancano ancora le qualità decisive per poter sostituire i docenti reali nelle lezioni di lingua: spontaneità, creatività e sapere condiviso.

La nostra quotidianità futura sarà probabilmente semplificata grazie alle intelligenze artificiali (IA) con interfaccia controllata da scrittura o tramite comando vocale. Attualmente gestiamo i sistemi di assistenza del nostro smartphone come Siri (Apple) o Galaxy (Samsung) mediante funzioni software di riconoscimento vocale e software di sintesi vocale e ben presto il software interattivo Alexa (Amazon) controllerà la nostra smarthome: le industrie della Silicon Valley delineano una visione del futuro nella quale l’interazione vocale intuitiva con “l’altro” virtuale diventa imprescindibile. Del resto, le IA vengono utilizzate non solo per controllare il telefono portatile con la voce e fargli eseguire una playlist, ma anche entro scenari ben più complessi come i giochi online, i giocattoli interattivi con interfaccia a comando vocale (come ad esempio Hello Barbie della Mattel) o in qualità di tutori virtuali negli ambienti di e-learning (come ad esempio il tutore virtuale Ed the Bot in un software di apprendimento della SAP). È dunque logico pensare di applicare le tecnologie innovative anche nelle lezioni di lingua straniera per offrire un apprendimento in ogni dove e a qualsiasi ora. Poiché sia gli offerenti commerciali che quelli gratuiti propongono applicazioni basate su procedimenti assai diversi fra loro, proponiamo la seguente visione d’insieme per facilitare la comprensione.

CONCETTI BASILARI DEL SOFTWARE DI APPRENDIMENTO LINGUISTICO

La classica interfaccia utente grafica (+ riconoscimento vocale). qui, gli studenti di lingua scorrono attraverso i compiti digitali tramite clic del mouse – un procedimento assai simile a quello dei classici libri di esercizio. I vocaboli vengono assegnati alle immagini tramite drag and drop oppure si fanno esercizi riempi-gli-spazi. In senso stretto, questo contesto didattico non riguarda la ricerca dell’IA perché si orienta piuttosto al classico ambiente del desktop.

Per quanto concerne la psicologia dell’apprendimento, il problema è che gli elementi di testo preformulati vengono spostati avanti e indietro senza che l’utente possa esercitarsi su formulazioni creative e spontanee. Molte delle applicazioni commerciali di apprendimento linguistico funzionano così, talvolta in una sola lingua (Rosetta Stone), altre volte con la traduzione (Babbel). Dal punto di vista didattico anche i leader del settore di queste app si orientano a concezioni ormai vetuste come il metodo della traduzione o i pattern drill, dato che è ben più facile adeguare dei formati estremamente schematici alla tecnologia attuale.

Alcune di queste applicazioni vengono ampliate con un software di riconoscimento vocale capace di individuare le soluzioni comunicate a voce… ma capita che non ci riesca se la pronuncia è sbagliata! Questa funzione non sostituisce evidentemente la lezione di fonetica poiché la valutazione dei dati audio da parte della tecnologia attribuisce una rilevanza a criteri completamente diversi, come ad esempio alla valutazione della probabilità di una certa concatenazione di suoni. Il riconoscimento vocale può dunque essere influenzato da una pronuncia poco chiara, da un bisbiglio o da rumori secondari – oppure addirittura essere falsato intenzionalmente dagli studenti. Per di più, le app non offrono un feedback individuale riguardo all’articolazione. L’immissione vocale ripetuta da parte dello studente, prontamente corrisposta da un messaggio di errore del dispositivo, genera di conseguenza un sentimento di frustrazione e non contribuisce certo al miglioramento della pronuncia.
 
Interfaccia linguistica con funzione interattiva: Si tratta del tentativo di simulare l’interazione naturale linguistica con un tutore virtuale e potrebbe quindi essere definito IA nel senso più stretto. Questi sistemi basati sul dialogo seguono il principio del chatbot elementare con l’ausilio del quale si può comunicare in maniera intuitiva con un linguaggio naturale. Gli studenti immettono liberamente dei contributi orali e il programma individua l’eventuale presenza di parole chiave predefinite. Se l’utente utilizza la parola chiave giusta, il dispositivo seleziona e emette un adeguato contributo preformulato che viene recitato dal tutore artificiale. L’immissione e l’emissione linguistica possono avvenire per iscritto o per via orale. Tanto per fare un esempio, la versione inglese dell’app di apprendimento linguistico Duolingo lavora con un chatbot basato sulla scrittura. In questo ambito il problema è che la maggior parte dei sistemi reagiscono solo a parole chiave semplici e hanno grosse difficoltà con la valutazione della correttezza grammaticale o dell’adeguatezza contestuale dell’immissione. I sistemi dei tutor artificiali interattivi funzionano solo all’interno di scenari chiaramente tracciati, con dialoghi e rispettive fonti di errori prevedibili. Entro questi limiti sono in grado di trasmettere contenuti didattici con una progressione predefinita (idealmente graduale e selezionabile dall’utente), porre domande e dare un feedback. Ma l’applicazione di questa tecnologia nella mediazione delle lingue straniere è ben lontana dalle sue promesse. Negli studi universitari viene invece già saltuariamente adottata, per esempio nei gruppi di studio di linguistica, grammatica e ortografia germanistica con l’ausilio dell’affascinante tutor El Lingo presso l’Università Leibniz di Hannover.
 
Ambienti didattici virtuali con sistemi agenti pedagogici: i sistemi con avatar complessi – gesti e personificazione (embodiment) inclusi – sono quelli più evoluti. Così, presso l’Università di Bielefeld è in corso lo sviluppo dell’agente pedagogico Max, una guida museale virtuale. L’utente può intrattenersi con lui sugli oggetti esposti, ma solo se è cooperativo e non devia dal copione dei dialoghi predefiniti. Il problema nell’insegnamento delle lingue straniere è che l’interazione con il sistema agente si svolge senza disturbi solo se gli studenti immettono le domande e le risposte che gli sviluppatori del software hanno potuto prevedere. Sappiamo bene che il comportamento umano non è necessariamente prevedibile: di conseguenza, i dialoghi con chatbot e sistemi agenti risultano discontinui, incoerenti e a rischio di inconvenienti non appena ci si spinge oltre quanto previsto dal copione. Non possono dunque fungere da modello per gli studenti delle lingue straniere.

L’uomo è e sarà sempre inimitabile, tanto quanto il suo linguaggio. L’uomo è e sarà sempre inimitabile, tanto quanto il suo linguaggio. | Foto: © Colourbox Analisi big data: di recente l’efficienza delle IA è cresciuta esponenzialmente anche grazie all’ampliamento massiccio della memorizzazione dei dati. La valutazione mediante algoritmo di grandi quantità di dati e di modelli statistici può essere utile anche nell’insegnamento delle lingue straniere, ad esempio per le traduzioni e sotto forma di dizionari basati sulla linguistica dei corpora. Un’enorme mole di dati comprendenti espressioni empiriche di persone madrelingua è vantaggiosa perché consente di apprendere la lingua straniera, non come un sistema astratto, ma proprio così come la si usa correntemente nella vita quotidiana. D’altro canto risulta però problematico doversi fidare dell’algoritmo predefinito nella valutazione dell’informazione, che non sempre cerca e emette ciò che dovrebbe. La possibilità di attingere a una rilevante quantità di dati dovrebbe anche migliorare sistemi interattivi come Watson (IBM). Ma per fare questo, i sistemi registrano ogni dialogo: una peculiarità decisamente discutibile per quanto concerne la protezione dei dati. Vale dunque la pena tenerne conto nell’immediato se li si utilizza nell’insegnamento.

POTENZIALITÀ E LIMITI DELLE INTELLIGENZE ARTIFICIALI

Quali sono allora le potenzialità e i limiti delle IA? L’interazione diventa problematica perché i sistemi sono impostati secondo criteri puramente deterministici, vale a dire che seguono un certo programma e attingono a risorse limitate del sapere sociale o culturale. La comunicazione umana funziona in senso diametralmente opposto. Presupponiamo spesso conoscenze condivise e comunichiamo con efficienza estrema solo ciò che riteniamo rilevante per una situazione interattiva specifica e riusciamo al contempo ad agire in maniera spontanea e flessibile. I sistemi non sono in grado di fare questo perché manca una premessa fondamentale: la consapevolezza cognitiva. Di conseguenza, con tutta probabilità in futuro i libri didattici analogici saranno sostituiti dalle applicazioni di e-learning con interfaccia utente grafica, mentre il docente non verrà rimpiazzato da un’IA, almeno non nel prossimo futuro. Le applicazioni di e-learning con tutori artificiali non sostituiscono le lezioni in presenza ma possono essere un procedimento innovativo di supporto per l’autoformazione. Per alcune tipologie di studenti, l’esercitazione interattiva con un sistema agente pedagogico o lo svolgimento di esercizi linguistici mediante un computer game con personaggi virtuali possono risultare estremamente stimolanti. Altri imparano meglio grazie all’interazione sociale nell’ambito di un gruppo di lavoro reale con i vincoli conseguenti, come ad esempio il controllo dei progressi grazie a un docente in carne ed ossa.

I sistemi interattivi di apprendimento linguistico riempiono adeguatamente un vuoto anche laddove non vi è la possibilità di partecipare ad una lezione, come nel caso dei lavoratori attivi che non hanno il tempo di frequentare un corso in presenza, e permettono di acquisire le conoscenze linguistiche elementari per andare in vacanza all’estero. Oppure, i migranti possono costituire un loro patrimonio lessicale di base mediante le applicazioni DaF (come quella offerta dal Goethe-Institut) senza perdere tempo durante i lunghi tempi di attesa per ottenere il nulla osta alla partecipazione ad un gruppo d’integrazione. Queste tecnologie sono dunque sostanzialmente indicate per i principianti e come preparazione alle lezioni in presenza con un docente umano.
 

Bibliografia

Lotze, Netaya (2016): Chatbots. Eine linguistische Analyse (Sprache – Medien – Innovation; 9).

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