Il centenario del Bauhaus
Il Bauhaus in pillole: le 6 massime più note
Nella vita quotidiana ritroviamo il Bauhaus ben più spesso di quanto si possa immaginare, e non solo nei negozi di mobili: alcune massime della scuola di design sono entrate nel linguaggio comune.
Di Nadine Berghausen
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“Il fine ultimo di ogni attività figurativa è la costruzione!”
Costruire, costruire e ancora costruire: Walter Gropius, fondatore e primo direttore del Bauhaus, sa chiaramente che orientamento dare alla sua istituzione. Nel Manifesto programmatico del Bauhaus, nel 1919, scrive: “Creiamo insieme la nuova costruzione del futuro, che racchiuderà in un tutt’uno architettura, scultura e pittura”. Un concetto interdisciplinare per riunire le arti figurative e quella architettonica ponendo l’accento sulla costruzione. -
“Necessità del popolo e non del lusso”
Campo libero all’architettura proletaria! L’architetto svizzero Hannes Meyer succede a Gropius alla direzione del Bauhaus. Critico nei confronti dell’opera del suo predecessore, che a suo avviso ha impresso alla scuola un orientamento “settario ed estetico”, proclama nuove linee guida: “La tendenza di base del mio insegnamento sarà assolutamente funzionale, collettivista e costruttiva”. In pratica, tutti gli oggetti devono essere prodotti in serie per risultare a basso costo e quindi accessibili a tutti. -
“La forma segue la funzione”
Niente ornamenti, fronzoli o cianfrusaglie: il detto secondo il quale nel design “la forma segue la funzione” non è dei pensatori del Bauhaus, come spesso si è portati a credere, ma sono comunque loro, in Germania, ad applicarlo per primi con coerenza. Benché l’intero linguaggio del Bauhaus spinga a considerarlo la quintessenza della scuola, Vassily Kandinskij aggiunge: “La forma scaturisce dalla necessità”. -
“Dove c’è lana, c’è anche una femmina che tesse, se non altro per passare il tempo.”
Per quanto possa sembrare moderno il Bauhaus all’epoca, e benché su carta venga sancita l’assoluta parità di genere, è chiaro che a Gropius la questione non interessa e che non ha alcun riguardo per le donne. Quanto sia lontano il concetto di emancipazione per il consiglio dei docenti del Bauhaus è evidente dalla loro raccomandazione di “evitare esperimenti non necessari”: le donne vanno indirizzate direttamente alle lezioni di tessitura ed escluse dai corsi di architettura. -
“Una cosa viene determinata dalla sua essenza”
L’affermazione, formulata con chiarezza, è di Gropius e risale al 1925. “Per realizzare un prodotto in maniera che funzioni correttamente, bisogna prima analizzarne l’essenza, perché deve servire perfettamente al suo scopo, vale a dire adempiere alla sua funzione in maniera pratica ed essere durevole, economico e ‘bello’.” È nella ricerca dell’essenza delle cose che si trova la spiegazione delle lezioni apparentemente folli durante le quali gli studenti devono immedesimarsi negli oggetti. -
“Volutamente scomoda”
E questa dovrebbe essere architettura? Piovono critiche all’esposizione del Bauhaus del 1923 per quell’architettura fredda e funzionale: una costruzione in cemento armato intonacato e imbiancato con elementi d’arredo innovativi, camerette per bambini con pareti scrivibili, mobili assemblati per guadagnare spazio. La sensazione che evocano è piuttosto da “stazione del Polo Nord”, da “sala operatoria”, e la planimetria sembra uno “scherzo architettonico”, per citare alcuni degli aspri commenti dell’epoca, sintetizzabili in un’impressione generale di scomodità intenzionale, puritana e ortodossa.
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