Arte e sostenibilità
Dibattito su clima e arte

Gas in torcia nel Delta del Niger. Lo scatto è del fotografo nigeriano George Osodi ed è stato esposto alla Galleria d’arte di Durban durante la Conferenza delle Nazioni Unite del 2011 sul cambiamento climatico.
Gas in torcia nel Delta del Niger. Lo scatto è del fotografo nigeriano George Osodi ed è stato esposto alla Galleria d’arte di Durban durante la Conferenza delle Nazioni Unite del 2011 sul cambiamento climatico. | Foto (dettaglio): © picture alliance/dpa/Nic Bothma

Il tema della sostenibilità ecologica è approdato da tempo sulla scena culturale. Mentre musei e teatri sono alla ricerca di strade che riducano l’impronta di CO2, i professionisti della cultura si chiedono come operare nel contesto della crisi climatica.

Di Ceyda Nurtsch

Gli scatti del fotografo nigeriano George Osodi che documentano l’inquinamento del Delta del Niger da parte dell’industria petrolifera, o la videoinstallazione del duo artistico Allora & Calzadilla sugli effetti distruttivi dell’uragano Katrina, con ripercussioni tuttora evidenti nel quotidiano sulla vita umana, dimostrano l’enorme valore che attribuiscono anche gli artisti a temi come il cambiamento climatico e i danni ambientali. Ma qual è il ruolo dell’arte e della cultura di fronte alla crisi ecologica globale? Sono in grado di aggiungere valore al dibattito sulla sostenibilità? E come può migliorare la consapevolezza ambientale nell’arte e nella mediazione culturale?

Balena spiaggiata a Harlingen, Paesi Bassi, realizzata dal duo artistico Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla: Verrà salvata? “The Whale” testimonia l’enorme impatto dell’uomo su flora e fauna marine”, si legge sul sito web del progetto.
Balena spiaggiata a Harlingen, Paesi Bassi, realizzata dal duo artistico Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla: Verrà salvata? “The Whale” testimonia l’enorme impatto dell’uomo su flora e fauna marine”, si legge sul sito web del progetto. | Foto (dettaglio): © picture alliance/Annette Birschel/dpa
Domande concrete, sulle quali si confrontano teatri, musei, festival, attori, artisti visivi, musicisti e visitatori, e che sottendono una questione di fondo di carattere più filosofico: l’arte è libera e senza vincoli e quindi importante per la società? O ha anche una responsabilità sociale per via delle sue istituzioni?

Una questione esistenziale

Mentre quello della sostenibilità, attraverso il movimento ecologista, è un tema sociopolitico che risale agli anni ‘70, gli ambienti culturali vengono criticati per l’eccessiva esitazione nell’affrontare la questione. Secondo Alexander Kleinschrodt, esperto di studi culturali e titolare di cattedra presso la Facoltà di Filosofia dell’Università di Bonn e la Ecosign, Accademia di Design di Colonia, “alcuni anni fa, quando ancora non si parlava molto di crisi climatica, tra gli artisti serpeggiava una certa riluttanza, visto che volevano essere percepiti in senso globale e non farsi affibbiare etichette di ‘ecoarte’". Oggi, invece, nel mondo dell’arte si punta volentieri a un ruolo pionieristico riguardo alle politiche climatiche, anche per sottolinearne l’importanza.

Friederike Landau-Donnelly, assistente alla cattedra di Geografia culturale presso l’Università Radboud di Nijmegen, la vede diversamente: “Da secoli si registra un impegno artistico-estetico nei confronti dei cambiamenti antropici dell’ambiente, come la distruzione della natura e delle risorse o la sofferenza di persone e animali a causa dei cambiamenti climatici”.

Per molti giovani artisti è ormai una questione esistenziale”.

Kleinschrodt e Landau-Donnelly concordano sul ruolo che svolgono nell’odierno dibattito le giovani leve del settore culturale: “Per molti giovani artisti, ma anche per molte altre persone, è diventata semplicemente una questione esistenziale”, afferma Kleinschrodt. La visione di arte ed ecologia come due mondi distinti è oramai superata.

Sostenibilità significa rinuncia. Anche all’arte?

Esistono punti di contatto tra arte ed ecologia in ambiti molto diversi, già a partire dalla progettazione architettonica nel settore artistico e dai suoi effetti sul clima: musei come l’Humboldt Forum di Berlino, il Louvre di Parigi e soprattutto i musei degli Emirati Arabi Uniti sono strutture di grande prestigio, ma anche responsabili di notevolissime emissioni di anidride carbonica per via dei sistemi di climatizzazione e di controllo dell’umidità, oltre che a causa della mobilità dei loro curatori e delle opere esposte, spesso trasportate in aereo per mezzo mondo ad altissimi costi per garantirne la sicurezza, e non da ultimo per il turismo culturale, diventato ormai un fenomeno di massa.

Sempre più sedi espositive sono quindi alla ricerca di alternative green. La sfida che si pongono è quella di attirare un vasto pubblico riducendo al contempo i consumi di CO2, ma anche di sfruttare l’influenza di cui godono per diventare modelli di efficienza energetica e risparmio di risorse. A Documenta15, ad esempio, la sostenibilità non è stata solo una tematica artistica, ma è stata presa in considerazione anche nella pianificazione dell’evento, a partire dal catering fino alla scelta dei luoghi, passando dai collegamenti a livello di trasporti. Nel 2020, la mostra Down to Earth presso il Gropius-Bau di Berlino ha elaborato degli spunti per realizzare paesaggi culturali sostenibili e ha dedicato numerosi workshop alle modalità da adottare per progettare mostre ed eventi maggiormente rispettosi del clima. Tutte le opere d’arte esposte, inoltre, hanno dovuto fare a meno dell’elettricità, e quindi di installazioni luminose e musica registrata.

Non sono solo i musei, comunque, a puntare a una maggiore sostenibilità: nel governo federale, il partito Bündnis 90/Die Grünen sta portando avanti una campagna per radicare nella politica culturale una produzione culturale più attenta all’ambiente; il network ANKM, espressamente dedicato alla sostenibilità nella cultura e nei media e finanziato dal governo federale – o meglio dagli Incaricati alla Cultura e ai Media – si è posto l’obiettivo di creare un teatro sostenibile, discutendo tra l’altro se le sovvenzioni non debbano essere vincolate a condizioni di sostenibilità e come si possano convertire edifici preesistenti.

Il valore aggiunto dell’arte

Allo stesso tempo, alcuni professionisti del settore della cultura credono nel ruolo che può avere l’arte nel trasmettere i temi del clima e del futuro. A loro avviso, la sostenibilità non si circoscrive al settore delle scienze naturali, ma può essere vissuta e sperimentata attraverso l’arte e la cultura, come del resto dimostrano ad esempio le opere di George Osodi e Allora & Calzadilla.

“L’arte contemporanea può inventare immagini, raccontare storie, rendere possibili esperienze e avviare azioni, riuscendo anche a concretizzare un nuovo tipo di rapporto con il mondo”, afferma Kleinschrodt, mentre Landau-Donnelly aggiunge che nel trasferimento di conoscenza l’arte ha spesso un effetto più immediato del sapere scientifico: l’arte commuove, sa toccarci direttamente e scatenare emozioni, e per questo l’esperta auspica maggiori opportunità di cooperazione tra istituzioni artistiche e scientifiche.

Dov’è il confine con l’attivismo in questa concezione dell’arte?

Tra arte e attivismo

Nelle sue opere, l’artista turco Buğra Erol affronta il tema dei crimini ambientali e dedica attenzione alla sostenibilità anche nel suo lavoro: “Cerco di dare il mio contributo in ogni ambito della mia vita.”
Nelle sue opere, l’artista turco Buğra Erol affronta il tema dei crimini ambientali e dedica attenzione alla sostenibilità anche nel suo lavoro: “Cerco di dare il mio contributo in ogni ambito della mia vita.” | Foto (dettaglio): © Buğra Erol
Buğra Erol è un artista internazionale multidisciplinare che nelle sue opere affronta anche il tema dei crimini ambientali e delle loro dimensioni psicologiche e sociopolitiche. In gioventù è stato un attivista ambientale e a suo avviso il confine è netto: “L’attivismo raramente muove e tocca le persone, solo l’arte può riuscirci, ma attendersi che persegua un determinato obiettivo equivarrebbe a contraddire la sua natura libera”, afferma. Allo stesso tempo, però, l’attivismo può trarre benefici dall’arte e può cercare nuove modalità espressive. La pensa in maniera simile anche Landau-Donnelly: “A volte i confini sono sfumati, mentre in altri casi vengono deliberatamente marcati, o anche sfruttati per evidenziare le differenze”.

Con il dibattito su arte e clima sta emergendo anche una nuova concezione dell’arte, come dimostrano progetti artistici nei giardini a lunghissimo termine o mostre che consistono in organismi viventi e che potrebbero non avere più bisogno di musei. Per realizzare una serie di striscioni, l’artista Buğra Erol ha riciclato quelli che aveva appeso sul ponte del Bosforo a Istanbul o su una piattaforma petrolifera quando era un attivista. “Volevo mostrare che da un lato siamo consapevoli del riscaldamento globale, dall’altro teniamo duro, resistendo con calma nel bel mezzo della tempesta. Allo stesso tempo mi rendo conto di essere parte del problema e cerco di dare il mio contributo in ogni ambito della mia vita”.

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