Alla scoperta delle affinità elettive
Il traduttore e il suo autore

Il traduttore e il suo autore
Il traduttore e il suo autore - Dibattito al Goethe-Institut Rom con gli scrittori Edoardo Albinati e Ingo Schulze e i loro rispettivi traduttori in tedesco e in italiano, Verena von Koskull e Stefano Zangrando. | © Goethe-Institut Italien | Foto (dettaglio): Vanessa Wahlig

“Il traduttore e il suo autore”, il dibattito inserito nella manifestazione “Affinità elettive – dialoghi italo-tedeschi sulla traduzione” ha messo a confronto nel rinnovato Auditorium del Goethe-Institut due scrittori, l’italiano Edoardo Albinati e il tedesco Ingo Schulze, autori di romanzi pluripremiati come “La scuola cattolica” e “Peter Holtz. Autoritratto di un uomo felice”, con i loro rispettivi traduttori in tedesco e in italiano, Verena von Koskull e Stefano Zangrando, vincitori anche loro di importanti premi, ma poco o per niente conosciuti dal grande pubblico. Il dibattito è stato moderato dal germanista, e traduttore a sua volta, Luigi Reitani.

Di Giovanni Giusti

IL TRADUTTORE, UN RUOLO SPESSO INVISIBILE

Quali legami, qual connessioni, quali rapporti si creano tra chi scrive libri, l’autore, e chi permette che questi libri siano letti anche in un’altra lingua, il traduttore. Quanto sono profondi gli scambi tra queste due figure. Come capire i dubbi dell’autore quando il suo testo viene preso in mano da altri e come capire quelli del traduttore, quando deve trasporre parole e modi di dire di una lingua, di un contesto culturale, in un’altra lingua, in un altro contesto culturale. Ma soprattutto, come dare il giusto e meritato risalto a un ruolo normalmente invisibile come quello del traduttore.

Questi solo alcuni dei temi affrontati, con Reitani che ha dato subito la parola ai traduttori, per esplorare il loro rapporto con il testo da tradurre. “Non leggo quasi mai i libri prima di tradurli”, è l’approccio di Verena von Koskull, “cerco di avvicinarmi al testo con l'apertura di chi lo legge per la prima volta cercando di farmi sopraffare da tutte le emozioni che un testo possa trasmettere, come se mi prendesse per mano e io lo potessi seguire, senza essere prevenuta. Come se ci incamminassimo insieme per la prima volta.” Un approccio “variabile” lo definisce invece Stefano Zangrando, che si riferisce soprattutto alla sua esperienza con Schulze, di cui è il traduttore ufficiale da anni, “per me la frequentazione dell'opera di Schulze è stata prima da lettore, da critico e poi anche da traduttore, quindi da mediatore a tutti i livelli”.

LE ASPETTATIVE DEGLI AUTORI

Ma se l’equivalenza piena di un testo con la sua traduzione è impossibile, come sottolinea Reitani quando dà la parola agli autori, è possibile invece conoscere da loro quali siano le aspettative quando un testo viene restituito nella specificità di un’altra lingua. “Io ho lasciato grandissima libertà preventiva” ci tiene a precisare Albinati, “una cosa che penso di avere nella mia lingua è la scioltezza, una sorta di progressività nella lettura, che ti spinge ad andare avanti nel romanzo. E questo si coglie anche nella traduzione”. È diverso invece il pensiero di Schulze, che dai traduttori si aspetta sempre tantissime domande. “È la parte più accattivante” dice, “più bella. Dopo il confronto con il traduttore, la traduzione è per me una sorta di regalo, è la rinascita di un libro, come una casa o una barca che improvvisamente venisse ricostruita ex novo con altri materiali di cui io ho fornito semplicemente lo schema, la struttura”.

UN GIUSTO TRIBUTO

Reitani, a conclusione del dibattito, ha comunque voluto far pagare agli autori il giusto tributo ai loro traduttori, chiedendo cosa avessero imparato dalla traduzione dei loro libri. “Le diverse possibilità espressive che ci dà il linguaggio” risponde Schulze, “per me sono un vero miracolo, perché bisogna sicuramente partire dal presupposto paradossale che le traduzioni non siano possibili”. Mentre Albinati si sofferma sull’importanza della lettura dei libri tradotti in italiano. “Nella mia scrittura i debiti con altre lingue sono forti” dice, “conoscerle è importante per uno scrittore. L’identità è una finzione, noi siamo attraversati da tantissime correnti, siamo un insieme di forze che si sono casualmente intrecciate in una figura singola.”

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