Festival del Cinema Tedesco 2022
Un prezioso sguardo sulla cinematografia tedesca contemporanea

Festival del Cinema tedesco, II edizione
Festival del Cinema tedesco, II edizione | © Goethe-Institut Rom | Foto: Francesco Cicconi

I film proiettati al Festival del Cinema Tedesco di Roma hanno offerto agli spettatori una visione d’insieme sulla Germania di oggi.

Di Elena Avigliano

Il festival

Si è conclusa, al cinema Quattro Fontane di Roma, la seconda edizione del Festival del Cinema Tedesco. Organizzato da German Films Gmbh in collaborazione con il Goethe-Institut e con l’Ambasciata della Repubblica di Germania a Roma, il festival ha presentato al pubblico le tendenze della nuova cinematografia tedesca attraverso la proiezione di sette film – tutti in lingua originale con sottotitoli in italiano – e di una rassegna di cortometraggi. Si è dato spazio alle opere prime, ai documentari e a film ambientati in ogni parte della Germania, dalla Baviera ad Amburgo passando per Francoforte, offrendo un prezioso sguardo sulla cinematografia tedesca contemporanea.

Denominatori comuni in un cinema in evoluzione

Dopo la visione di alcuni film del Festival del Cinema Tedesco, è possibile per noi spettatori individuare dei denominatori comuni e scoprire delle assonanze tra le diverse storie proiettate in sala.

È così, ad esempio, per Toubab, film di apertura del festival nonché opera prima di Florian Dietrich, e per La parola che conta (Es gilt das gesprochene Wort) di İlker Çatak. Toubab, ambientato nella periferia di Francoforte, segue le vicende di Babtou e del suo migliore amico Dennis, che insieme lottano in ogni modo per evitare l’espulsione di Babtou dal paese in seguito a uno scontro con la polizia avvenuto lo stesso giorno della sua uscita di prigione. La parola che conta è invece la storia dell’incontro tra Marion, pilota di Amburgo, e Baran, gigolò che vive sulla costa turca e che sogna una vita in un altro paese. Sebbene i due film siano girati in modi differenti – Dietrich si affida spesso alla commedia e a movimenti di macchina fluidi, mentre Çatak costruisce una storia più introspettiva e drammatica – c’è un elemento che li accomuna: un matrimonio celebrato per far sì che una persona possa ottenere la cittadinanza tedesca. Mentre Babtou ricorre al matrimonio con un suo amico d’infanzia come ultima speranza per non essere espulso dal paese in cui vive da venticinque anni, Baran e Marion pianificano la cerimonia nel dettaglio e stabiliscono delle regole proprio per evitare che Baran possa essere espulso.

Toubab e La parola che conta affrontano la faccenda da angolature diverse, ma è interessante vedere come questi film, entrambi inseriti nella Germania di oggi e girati da due registi coetanei, abbiano al loro centro il problema dell’acquisizione della cittadinanza.

Il secondo caso in cui si può rintracciare una certa somiglianza tra i temi trattati in due film è nel confronto tra La ragazza con le mani d’oro (Das Mädchen mit den goldenen Händen) e Lo sceriffo del bordo piscina (Beckenrand Sheriff). Il primo – il cui titolo è ispirato a una fiaba dei fratelli Grimm – è il debutto alla regia dell’attrice Katharina Marie Schubert, ambientato nella Germania dell’Est del 1999; mentre il secondo è una commedia diretta da Marcus H. Rosenmüller e ambientata ai giorni nostri, in un piccolo paese della Baviera. Pur essendo due film diametralmente opposti tra loro per genere e per regia, anche questi due film hanno un elemento comune: i protagonisti, Gudrun e Karl, si ritrovano a battersi affinché degli edifici a loro cari – rispettivamente l’orfanatrofio pieno di ricordi d’infanzia e la piscina all’aperto trascurata ma importante per la comunità – non vengano abbattuti e sostituiti da un hotel o da villette a schiera.
Festival del Cinema tedesco, II edizione
Festival del Cinema tedesco, II edizione | © Goethe-Institut Rom | Foto: Francesco Cicconi
Altri tre sono stati i film proiettati al festival: il thriller La mia fine. Il tuo inizio (Mein Ende. Dein Anfang), primo lungometraggio di Mariko Minoguchi; Caro Thomas (Lieber Thomas) di Andreas Kleinert, biopic in bianco e nero che ripercorre la vita di Thomas Brasch; e infine il documentario Italo disco. Il suono scintillante degli Anni 80, film di chiusura del festival, diretto e prodotto da Alessandro Melazzini, che analizza attraverso interviste e filmati d’archivio l’ascesa della musica disco in Italia e all’estero.

Guardare oltre

Il Festival del Cinema Tedesco è stato un’occasione per scoprire di più sulla cinematografia contemporanea tedesca attraverso film complessi e mai unidimensionali, ma anche per avere un dialogo con registi, attori e produttori che hanno portato queste storie sul grande schermo.

A questo punto, non ci resta che salutarci. Arrivederci e all’anno prossimo!

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