Conferenza degli assenti
Tecnologie spiritiche
La “Conferenza degli assenti” ha in un certo senso tutte le caratteristiche di una seduta spiritica: lo spettacolo è guidato da una voce senza corpo che tutti sentono, ma che nessuno riesce a localizzare, i cui suoni metallici non sembrano per nulla umani.
Di Caroline Godart
Questa voce invita, ordina, e i partecipanti obbediscono, si alzano, danzano, arrivano addirittura a salire sul palco; voci assenti, che arrivano da molto lontano, si esprimono attraverso questi corpi estranei, che appaiono come per magia sullo schermo sul fondo del palcoscenico; c’è addirittura un teschio su un tavolino da salotto! Ma il nostro mondo, sebbene abitato in tutto e per tutto da fenomeni che ci hanno sempre incantato, mostra la misura del nostro disincanto: a differenza delle sedute del XIX secolo, tutti i trucchi sono oggi visibili. I fantasmi, le cui testimonianze sono lette sul palco da persone del pubblico, sono vivi, vengono nominati e collocati; la scenografia, un semplice salotto, non ha segreti, e riguardo al teschio sul tavolino ci viene detto che proviene da un allestimento di Amleto. Persino la voce inumana ci rivela la sua origine e la sua natura che, lungi dall’essere un’emissaria dell’aldilà, è fatta di tracce di riproduzione e di bit e programmata per sembrare sicura e simpatica.
Ma il mistero, tenace, non si spegne. Per quanto tutto questo scenario sembri limpido e razionale a degli spettatori moderni, rimane il fatto che la tecnologia stessa qui mostra il suo potere esoterico: questa voce che ci dà istruzioni che noi seguiamo, da dove viene esattamente? Fino a quali limiti del mondo materiale veniamo spinti? In quale universo parallelo ci troviamo quando stabiliamo una relazione affettiva, intellettiva, estetica con questo fantasma? E questi assenti, che portano la loro testimonianza attraverso i corpi in presenza, sono forse ancora vivi? Possiamo esserne sicuri?
Controcorrente
Il teatro segue normalmente regole che sono l’esatto opposto di quelle che ci si presentano qui: di solito gli attori sono senza dubbio vivi e presenti; la voce fuori campo, se c’è, proviene da una persona dietro le quinte, non da un fantasma che infesta la sala; i corpi sono visibili, attivi, veri e ovviamente gli spettatori restano al loro posto. Tutto è costruito a teatro, ma proprio questa costruzione dimostra in realtà che il mondo fisico, logico al quale apparteniamo si estende fino al palco, perché questo non fa altro che giocare con convenzioni conosciute a tutti per suggerirci una realtà alternativa temporanea.La Conferenza degli assenti si distacca da queste convenzioni e ci porta nella complessità del mistero tecnologico che, paradossalmente, è diventata la banale realtà del mondo in cui viviamo. Malgrado questo razionalismo che brandiamo come un trofeo, l’esoterico, l’invisibile, l’ubiquità che si rivolgono a noi, sono diventati il nostro pane quotidiano. E, come dimostrano i Rimini Protokoll, è proprio in questa realtà già doppia, sconvolgente, attuale e virtuale che dobbiamo far vivere e proliferare ciò che costituisce la nostra umanità e la nostra materialità: condividere le emozioni, raccontare storie e sviluppare idee per creare delle comunità anche se effimere, anche se immaginarie.