Per un futuro verde
Visionari ambientali

Vi presentiamo sette persone che si sono poste l’obiettivo di cambiare il mondo. Impegnate in Germania in ambito scientifico, imprenditoriale e attivista, si battono in favore di un pianeta più sostenibile e di un futuro corrispondente ai propri sogni.
Di Johannes Zeller
Heike Freund e l’energia da fusione
Laureata in ingegneria industriale ed esperta in tecnologia laser, Heike Freund persegue una visione già nota da tempo, ma ancora attualissima per il futuro della produzione di energia a zero emissioni: il sogno dell’energia da fusione. La start-up Marvel Fusion, della quale è l’amministratrice delegata, ha sede a Monaco e punta a rivoluzionare la produzione di energia. Si avvale di un team internazionale di scienziati della fusione ed esperti in laser e nanotecnologia che sta lavorando alla realizzazione di in reattore di prova alimentato a isotopi dell’idrogeno (prozio o idrogeno/1) e del boro (11B), combustibile che non dovrebbe produrre scorie radioattive. Freund è affascinata da questa forma di generazione di energia e spiega: “L’energia da fusione può cambiare il mondo: è una fonte sicura e pulita che potrebbe soddisfare i bisogni energetici del pianeta”.
Harald Welzer e i contromodelli
Negli ultimi 120 anni, la massa degli oggetti creati dall’uomo è più o meno raddoppiata ogni 20 anni. “Il mondo si sta trasformando a un ritmo sempre più rapido da naturale ad artificiale, o meglio, da vivo a morto”, dichiara Harald Welzer, sociologo, docente di design della trasformazione e autore di bestseller che da decenni critica la nostra società dello spreco, cercando instancabilmente visioni positive del futuro. La sua Fondazione Futurzwei raccoglie esempi di piccole e grandi utopie e contromodelli realmente esistenti al capitalismo dell’usa e getta. Una “carta del successo” illustra centinaia di progetti sostenibili in tutto il mondo di lingua tedesca, dalle industrie chimiche che operano senza usare petrolio ai mouse per computer realizzati nell’ambito di un circuito commerciale equo e solidale.
Oliver Riedel, l’ottimista del riciclo
Oliver Riedel, fondatore della Biofabrik, a Dresda, si autodefinisce “chief executive optimist”. Dal 2011 la sua azienda persegue l’ambiziosissima missione di rivoluzionare il riciclo delle materie prime, sviluppando tecnologie sostenibili per la generazione di energia, la produzione di cibo e lo smaltimento dei rifiuti. L’ispirazione gli è arrivata quando, durante un tour in moto in India, ha osservato la gestione della plastica nei Paesi in via di sviluppo: “È lì che mi è venuta l’idea della decentralizzazione. Bisogna abbandonare le grandi fabbriche, privilegiare piccoli container da posizionare in prossimità dei piccoli centri abitati, stimolare la gente a conferire la plastica con incentivi in denaro e infine riutilizzare la plastica raccolta per produrre altro”. L’intento di Riedel e del suo gruppo di attivisti, con le loro soluzioni di container per i paesi in via di sviluppo, è prendere più piccioni con una fava: ridurre i rifiuti, riciclare e riutilizzare i materiali di scarto sotto forma di energia e carburante, garantendo inoltre un reddito sicuro per chi raccoglie i rifiuti. E per ridurre l’uso di materie prime fossili, la Biofabrik ha anche sviluppato un fertilizzante liquido organico al 100% ricavato dall’erba da pascolo.
Christoph Meinel e il Cloud
Christoph Meinel, informatico e docente di Sistemi e Tecnologie Informatiche, dirige l’Istituto universitario Hasso Plattner di Potsdam ed è affascinato soprattutto dal potenziale delle moderne tecnologie di comunicazione per la formazione digitale: “Sfruttare questo potenziale è un’importante missione sociale”, afferma. La piattaforma openHPI sviluppata dal suo Istituto offre accesso gratuito ai cosiddetti MOOCs (Massive Open Online Courses), grazie ai quali sono già centinaia di migliaia i partecipanti che hanno potuto accedere online a conoscenze di livello universitario divulgate in maniera comprensibile. La visione che stanno perseguendo Meinel e openHPI, in sintesi, è quella di una formazione digitale generale gratuita e rivolta a tutti.
Aida Schreiber e l’elettricità
Felix Finkbeiner e gli alberi
Frequenta solo la quarta elementare Felix Finkbeiner quando a scuola presenta una tesina sul cambiamento climatico e si impegna per motivare i compagni di classe a piantare alberi. Detto, fatto: nasce così l’iniziativa Plant-for-the-Planet, destinata ad arrivare al milionesimo albero piantato in soli tre anni. Nel 2011, quattordicenne, Felix si rivolge all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite diventando poi un punto di riferimento per Friday for Future: “Noi ragazzini sappiamo che gli adulti conoscono le sfide e le soluzioni. Quello che non capiamo è perché si faccia così poco”. L’iniziativa Plant-for-the-Planet è tuttora attiva e cresce costantemente, organizzando workshop e motivando le persone in tutto il mondo a donare denaro per piantare nuovi alberi. A tutt’oggi si dice che siano oltre 77 milioni gli alberi piantati da Plant-for-the-Planet e dalle organizzazioni partner.
Juliane Kronen e le donazioni in prodotti
Juliane Kronen, dottorato in economia aziendale alle spalle, è presente da decenni sulla scena economica internazionale. Oggi, tuttavia, è principalmente conosciuta come fondatrice e amministratrice delegata di Innatura, impresa che gestisce donazioni in prodotti per scopi caritatevoli. La storia di quest’organizzazione inizia nel 2011 con 200.000 bottiglie di shampoo per capelli etichettate in maniera difettosa. Kronen, all’epoca consulente di gestione, viene a sapere che il produttore sta cercando disperatamente di sbarazzarsi della merce e così si rivolge a varie organizzazioni umanitarie, impossibilitate, tuttavia, a ricevere una quantità tanto ingente di shampoo. Nel contesto, Kronen scopre che le aziende tedesche ogni anno gettano via prodotti nuovi per un ben sette miliardi di euro, per ragioni spesso marginali come un’etichetta non conforme, un errore di produzione quasi insignificante, una quantità di riempimento leggermente abnorme, e ne comprende il potenziale economico, sociale e ambientale. Innatura raccoglie, immagazzina e ridistribuisce questi prodotti a organizzazioni senza scopo di lucro in cambio di un esiguo contributo, fornendo prodotti per un valore di quasi tre milioni di euro a più di 300 organizzazioni benefiche già nei primi due anni di esercizio. La motivazione di Kronen? “Ho pensato tra me e me: invece di penare per aumentare i dividendi di una società DAX di un altro 0,03%, posso fare ben altro”.